Mondo

Quanto sangue è costata la guerra italiana al terrore

Dall’11 settembre 2001 a oggi sono centinaia i connazionali feriti e 112 i morti. Ore d’ansia per Barbara De Anna, la funzionaria Onu colpita venerdì a Kabul

Quanto sangue è costata la guerra italiana al terrore

La vampata dell'autobomba esplosa davanti alla sede dell'ufficio di Kabul le ha addentato le vesti e le carni. Il 90 per cento del suo corpo è una piaga ustionata, ma Barbara De Anna può farcela. Ieri l'hanno trasferita dall'ospedale americano di Baghram in Afghanistan a Ramstein, il centro medico in Germania dove passano tutti i feriti americani dell'Afghanistan e dell'Iraq e dove i medici conoscono a menadito rischi e complicanze delle lesioni causate dalle bombe talebane. Il nome della la 38enne fiorentina, arrivata in Afghanistan nel 2010 per conto dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, è l'ultima macchia insanguinata nel lungo elenco di morti, feriti e rapiti italiani vittime di una guerra iniziata la mattina dell'11 settembre 2001. Quell'elenco conta, quasi dodici anni dopo, 112 croci tricolori, qualche centinaio di feriti, decine di rapiti e, come unico disperso, l'inviato della Stampa Domenico Quirico scomparso in Siria 50 giorni fa.

La lunga lista s'apre proprio con la data dell'11 settembre 2001 quando dieci nostri connazionali, impiegati e dirigenti di compagnie statunitensi, trovano la morte nelle Torri Gemelle. Due anni dopo, il 12 novembre 2003, un camion bomba esplode all'interno della caserma dei carabinieri di Nassirya, la provincia meridionale dell'Iraq dove le nostre truppe sono arrivate dopo la caduta di Saddam Hussein. Il sangue di 17 nostri soldati segna il giorno più triste per le nostre forze armate dalla seconda guerra mondiale. E a completare il lutto s'aggiungono i cadaveri del regista Stefano Rolla, volato in Iraq per raccontare la missione e Marco Beci, un cooperante del ministero degli Esteri. Dopo quel 12 novembre tutto l'Iraq sprofonda nell'incubo della guerriglia e degli attentati. Il 13 aprile 2004 le guardie private Fabrizio Quattrocchi, Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio, vengono rapiti da un gruppo di miliziani. Quando i rapitori decidono di eliminare Quattrocchi lui li affronta e prima di venir assassinato pronuncia la famosa frase: «Vi mostro come muore un italiano». Dopo quella spietata esecuzione arrivano le uccisioni del giornalista Enzo Baldoni e dell'imprenditore Salvatore Santoro seguite dalla drammatica fine del funzionario del Sismi Nicola Calipari, ucciso durante la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena.

Per le forze armate rientrate dall'Iraq il 1° dicembre 2006 il bilancio finale è di 31 caduti. Nel frattempo inizia la sanguinosa e complessa missione afghana. Una missione costata dal 2004 ad oggi 52 vite e destinata a venir ricordata come l'operazione più sanguinosa dopo il secondo conflitto mondiale. Su questo fronte il giorno più nero è quello del 17 settembre 2009 quando un'autobomba, esplosa nel centro di Kabul, si porta via in un colpo solo sei paracadutisti della Folgore. Mentre i nostri militari cadono in Iraq e Afghanistan almeno altri 12 civili perdono la vita negli attentati messi a segno ai quattro angoli del mondo dai terroristi islamici. Tra il 2003 e il 2006 vengono crivellate di colpi in Somalia le suore Annalena Tonelli e Leonella Sgorbati, entrambe vittime di agguati nelle strade di Mogadiscio.

Alla fine del maggio 2004 il cuoco Antonio Amato si ritrova in trappola nell'albergo di Khobar in Arabia Saudita attaccato dai jihadisti. E cinque mesi dopo le sorelle di Cuneo Jessica e Sabrina Rinaudo, in vacanza nel Sinai, scompaiono tra le rovine dell'Hilton Hotel di Taba devastato da una bomba di Al Qaida. A luglio dell'anno successivo altri sei nostri connazionali vengono dilaniati dagli ordigni che colpiscono Sharm El Sheik. Il 26 novembre 2008 un viaggio di lavoro si rivela fatale per il 63enne Antonio Di Lorenzo crivellato di colpi dai terroristi che mettono a ferro e fuoco l'hotel Oberoi e altri 11 obbiettivi nel cuore di Mumbai causando 166 morti. Ma negli ultimi anni è la Nigeria, flagellata dal terrorismo dei Boko Haram, a trasformarsi in un luogo sinistro per gli italiani. Nel marzo 2012 il tecnico piemontese Franco Lamolinara viene freddato dai suoi rapitori mentre le forze speciali inglesi e i militari governativi tentano d'irrompere nel covo dov'è tenuto prigioniero assieme ad un collega britannico.

E nel marzo di quest'anno i Boko Haram replicano l'orrore massacrando l'ingegnere Silvano Trevisan ed altri sei ostaggi stranieri catturati con lui.

Commenti