Ma la nostra casa già brucia! L’invasione islamica è già in atto! Gli attentati terroristici verificatisi anche recentemente sono solo la punta dell’iceberg di una struttura del radicalismo islamico solida, diffusa e incontenibile a causa del nostro relativismo e buonismo. A questo punto ritiriamoci subito per difenderci dentro casa nostra dallo stesso nemico globalizzato e ormai autoctono, che ha la nostra stessa cittadinanza, che è nato o comunque cresciuto tra noi, ma che ci ha condannato a morte per il semplice fatto di essere cristiani, ebrei, laici, atei, infedeli, apostati. Affrettiamoci a far arretrare il fronte di prima linea che va dall’Afghanistan, Irak, Iran, Pakistan, Indonesia, India, Yemen, Somalia, Libano, Territori palestinesi, Sudan, Libia, Egitto, Tunisia, Marocco, Siria, Kenya e Nigeria all’interno delle nostre frontiere.
Il primo passo da fare è scardinare la filiera che parte dalle moschee dove si predica l’odio. Dobbiamo agire e in fretta! Insieme ad Oriana Fallaci sono stato uno dei più convinti sostenitori della guerra al terrorismo promossa dagli Stati Uniti ancor prima del più clamoroso attentato nella Storia contemporanea che ha provocato il crollo delle due Torri Gemelle e l’attacco al Pentagono l’11 settembre 2001. Ho condiviso sia l’intervento militare in Afghanistan e in Irak, sia le iniziative promosse ovunque nel mondo per combattere la rete del terrorismo islamico privatizzato e globalizzato da Bin Laden. Fu il presidente americano George Bush a coniare per la prima volta il concetto di guerra al terrorismo il 20 settembre 2001: «La nostra guerra al terrore inizia con Al Qaida, ma non finisce lì. Non finirà fino a quando ogni gruppo terroristico di portata globale sarà trovato, fermato e sconfitto». Quella guerra iniziò proprio in Afghanistan con la sconfitta dei talebani che ospitavano Al Qaida.
Oggi Obama sta trattando proprio con i talebani i termini del ritiro delle forze americane nella duplice illusione che i talebani possano condividere il potere con il presidente filo-americano Karzai e assicurare che non sosterranno più il terrorismo islamico globalizzato. Contemporaneamente Obama, unitamente a Sarkozy e Cameron, ha favorito l’avvento al potere sulle sponde meridionale e orientale del Mediterraneo di regimi islamici che ostentano moderazione sul piano economico e finanziario, ma che sono radicali sul piano valoriale e sociale mirando esplicitamente ad imporre la sharia, la legge coranica.
Siamo di fatto circondati da nemici islamici che ci considerano «Dar al harb», Casa della guerra santa islamica, una terra di conquista. Per la guerra al terrorismo islamico abbiamo speso oltre 4 mila miliardi di dollari e, soprattutto, il costo in vittime umane è semplicemente terrificante: 225mila morti, 365mila feriti, 7 milioni e 800mila rifugiati e dispersi dal 2001 al 2011. Tutto ciò non può non lasciare il segno e aver radicato nell’animo degli islamici la sete di vendetta.
Proprio per fronteggiare la guerra al terrorismo la spesa militare degli Stati Uniti è balzata a 6.191 miliardi di dollari dal 2001 al 2011, attestandosi a 710 miliardi di dollari nel 2011. Per l’Italia il costo della guerra in Afghanistan è di circa 700 milioni di euro, 2 milioni di euro al giorno. La questione della spesa militare ha un’incidenza primaria nella scelta di arrendersi al nemico islamico, dal momento che per gli Stati Uniti il contenimento della spesa militare è diventato un obbligo per ridurre l’indebitamento pubblico che è il più elevato al mondo, pari a 15.476 miliardi di dollari, circa il 100% del Pil (Prodotto interno lordo). La crisi finanziaria si abbatte anche in seno alla Nato che gestisce le operazioni militari in Afghanistan.
L’insieme dell’Unione Europea spende per la difesa 300 miliardi di dollari all’anno, meno della metà degli Stati Uniti che si accollano il 75% delle spese della Nato, quando nel 2001 le quote venivano equamente suddivise. Nel giugno 2011 l’allora ministro della Difesa americano Robert Gates aveva lanciato una dura accusa agli europei: «Quasi tutti gli alleati hanno votato per la missione in Libia, ma meno della metà ha aderito alla missione, e meno di un terzo ha partecipato alle azioni militari. La più potente alleanza nella storia del mondo, impegnata contro un regime male armato, è rimasta senza munizioni dopo 11 settimane». Ebbene oggi in Afghanistan si sta ripetendo lo stesso scenario. Gli alleati della Nato, in vena di contenimento della spesa pubblica, hanno già deciso di ridurre da 352mila a 230mila i soldati afghani che riceveranno dal 2014 assistenza militare per contenere la spesa a 4 miliardi di dollari. Di fatto sin d’ora stiamo operando per il ritorno al potere dei terribili talebani che sostenevano Bin Laden, con cui ora negoziamo. Quale illusione! Quale follia! Quale idiozia! Ritiriamoci subito e difendiamoci dentro casa nostra.
Questa è la nostra casa e la nostra ultima roccaforte: o saremo in grado di difenderla o saremo sottomessi al dominio islamico così come è accaduto ai cristiani e agli ebrei sulle altre sponde del Mediterraneo. Dobbiamo agire e dobbiamo farlo subito!- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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