Adesso fermiamo l'invasione islamica

Dopo la strage in Francia lotta al nemico globalizzato. Buonismo e relativismo stanno minacciando la nostra casa. Dobbiamo far arretrare il fronte dell’odio

Adesso fermiamo l'invasione islamica
Il sergente Miche­le Silvestri è la cin­quantesima vitti­ma italiana in Afghanistan. Ora ba­sta! Ritiriamoci! Andare avanti sarebbe illogico, un atto di suici­dio, controproducente per la sal­v­aguardia della sicurezza nazionale dell’Italia. Rassegniamoci al fatto che l’Occidente ha perso la guerra contro il ter­rorismo islamico fuori di casa no­stra, dal momento che stiamo trat­tando il nostro ritiro, o più esplici­tamente la nostra resa, con i tale­bani, i salafiti, i Fratelli Musulma­ni e forse con la s­tessa Al Qaida nel­l’illusione che ci lascino in pace al­meno dentro casa nostra.

Ma la nostra casa già brucia! L’invasione islamica è già in atto! Gli attentati terroristici verificati­si anche recentemente sono solo la punta dell’iceberg di una strut­tura del radicalismo islamico soli­da, diffusa e incontenibile a causa del nostro relativismo e buoni­smo. A questo punto ritiriamoci subito per difenderci dentro casa nostra dallo stesso nemico globa­lizzato e ormai autoctono, che ha la nostra stessa cittadinanza, che è nato o comunque cresciuto tra noi, ma che ci ha condannato a morte per il semplice fatto di esse­re cristiani, ebrei, laici, atei, infe­deli, apostati. Affrettiamoci a far arretrare il fronte di prima linea che va dall’Afghanistan, Irak, Iran, Pakistan, Indonesia, India, Yemen, Somalia, Libano, Territo­ri palestinesi, Sudan, Libia, Egit­to, Tunisia, Marocco, Siria, Kenya e Nigeria all’interno delle nostre frontiere.

Il primo passo da fare è scardi­nare la filiera che parte dalle moschee dove si predica l’odio. Dob­biamo agire e in fretta! Insieme ad Oriana Fallaci sono stato uno dei più convinti sostenitori della guer­ra al terrorismo promossa dagli Stati Uniti ancor prima del più cla­moros­o attentato nella Storia contemporanea che ha provocato il crollo delle due Torri Gemelle e l’attacco al Pentagono l’11 settem­bre 2001. Ho condiviso sia l’inter­vento militare in Afghanistan e in Irak, sia le iniziative promosse ovunque nel mondo per combat­tere la rete del terrorismo islami­co privatizzato e globalizzato da Bin Laden. Fu il presidente ameri­cano George Bush a coniare per la prima volta il concetto di guerra al terrorismo il 20 settembre 2001: «La nostra guerra al terrore inizia con Al Qaida, ma non finisce lì. Non finirà fino a quando ogni gruppo terroristico di portata glo­bale sarà trovato, fermato e scon­fitto». Quella guerra iniziò pro­prio in Afghanistan con la sconfit­ta dei talebani che ospitavano Al Qaida.

Oggi Obama sta trattando pro­pri­o con i talebani i termini del riti­ro delle forze americane nella du­plice illusione che i talebani pos­sano condividere il potere con il presidente filo-americano Karzai e assicurare che non sosterranno più il terrorismo islamico globalizzato. Contemporaneamente Oba­ma, unitamente a Sarkozy e Came­ron, ha favorito l’avvento al pote­re sulle sponde meridionale e orientale del Mediterraneo di regi­mi islamici che ostentano mode­razione sul piano economico e fi­nanziario, ma che sono radicali sul piano valoriale e sociale miran­do esplicitamente ad imporre la sharia, la legge coranica.

Siamo di fatto circondati da ne­mici islamici che ci considerano «Dar al harb», Casa della guerra santa islamica, una terra di con­quista. Per la guerra al terrorismo islamico abbiamo speso oltre 4 mi­la miliardi di dollari e, soprattut­to, il costo in vittime umane è sem­plicemente terrificante: 225mila morti, 365mila feriti, 7 milioni e 800mila rifugiati e dispersi dal 2001 al 2011. Tutto ciò non può non lasciare il segno e aver radica­to nell’animo degli islamici la sete di vendetta.

Proprio per fronteggiare la guer­ra al terrorismo la spesa militare degli Stati Uniti è balzata a 6.191 miliardi di dollari dal 2001 al 2011, attestandosi a 710 miliardi di dollari nel 2011. Per l’Italia il co­sto della guerra in Afghanistan è di circa 700 milioni di euro, 2 mi­lioni di euro al giorno. La questio­ne della spesa militare ha un’inci­denza primaria nella scelta di ar­rendersi al nemico islamico, dal momento che per gli Stati Uniti il contenimento della spesa milita­re è diventato un obbligo per ridur­re l’indebitamento pubblico che è il più elevato al mondo, pari a 15.476 miliardi di dollari, circa il 100% del Pil (Prodotto interno lor­do). La crisi finanziaria si abbatte anche in seno alla Nato che gesti­sce le operazioni militari in Afgha­nistan.

L’insieme dell’Unione Eu­ropea spe­nde per la difesa 300 mi­liardi di dollari all’anno, meno del­la metà degli Stati Uniti che si ac­collano il 75% delle spese della Na­to, quando nel 2001 le quote veni­vano equamente suddivise. Nel giugno 2011 l’allora ministro del­la Difesa americano Robert Gates aveva lanciato una dura accusa agli europei: «Quasi tutti gli alleati hanno votato per la missione in Libia, ma meno della metà ha aderi­to alla missione, e meno di un ter­zo ha partecipato alle azioni mili­tari. La più potente alleanza nella storia del mondo, impegnata con­tro un regime male armato, è rima­sta senza munizioni dopo 11 setti­mane». Ebbene oggi in Afghani­stan si sta ripetendo lo stesso sce­nario. Gli alleati della Nato, in ve­na di contenimento della spesa pubblica, hanno già deciso di ri­durre da 352mila a 230mila i solda­ti afghani che riceveranno dal 2014 assistenza militare per conte­nere la spesa a 4 miliardi di dolla­ri. Di fatto sin d’ora stiamo operan­do per il ritorno al potere dei terri­bili talebani che sostenevano Bin Laden, con cui ora negoziamo. Quale illusione! Quale follia! Qua­le idiozia! Ritiriamoci subito e di­fendiamoci dentro casa nostra.

Questa è la nostra casa e la nostra ultima roccaforte: o saremo in gra­do di difenderla o saremo sotto­messi al dominio islamico così co­me è accaduto ai cristiani e agli ebrei sulle altre sponde del Mediterraneo. Dobbiamo agire e dob­biamo farlo subito!

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