Afghanistan, kamikaze in pista Fallisce l'attentato a Panetta

Un'autobomba supera i cordoni di sicurezza mentre atterra l'aereo del segretario alla Difesa americano: illeso. Il comando Isaf minimizza: "Solo un incidente"

Afghanistan, kamikaze in pista Fallisce l'attentato a Panetta

Se ancora fosse necessaria una prova del clima incandescente che si respira in Afghanistan dopo la strage di donne e bambini firmata tre giorni fa da un soldato americano, il primo grave indizio è arrivato ieri. Un’auto è esplosa sulla pista d’atterraggio di Camp Bastion, la principale base militare britannica, nella provincia di Helmand, proprio mentre l’aereo con a bordo il segretario alla Difesa americano Leon Panetta stava atterrando. Un militare è rimasto ferito, riferisce il comunicato dell’Isaf che bolla l’accaduto come «incidente» e comunica che il «presunto autore» è stato arrestato. Eppure la tempistica è straordinaria. Troppo precisa perché possa trattarsi di una casualità.
E infatti a pochi minuti dalla diffusione del comunicato del comando Nato, c’è chi decide di chiamare subito le cose col loro nome. «Una sospetta autobomba ha provocato l’esplosione nella base britannica», riferisce Skynews. D’altra parte, la dinamica è esattamente quella di un attentato kamikaze. Un afghano ha superato con la sua auto, probabilmente un pick-up, i cordoni di sicurezza ed è entrato sulla pista dove stava per arrivare Panetta. Il pilota del volo sul quale viaggiava il capo della Difesa è riuscito a deviare per tempo la rotta dell’aereo su cui viaggiava il segretario e l’Isaf si è affrettata a precisare che Panetta e le persone a bordo del velivolo non sono mai state in pericolo. L’auto del tentato attacco pare fosse stata rubata poco prima e l’uomo che la guidava è rimasto ustionato.
Il portavoce del Pentagono, George Little, ha spiegato che non vi è stata alcuna esplosione dell’automobile. Anche se l’uomo che la guidava ha preso fuoco per motivi che sono ancora chiarire dopo che l’auto ha concluso la sua folle corsa in un fosso accanto alla pista di atterraggio. «Sono intervenuti i nostri uomini e per ragioni ancora non conosciute l’afghano era in fiamme», ha detto ancora Little spiegando che l’arrestato ora è ricoverato «con ustioni consistenti». «Non abbiamo ancora una chiara ricostruzione dei fatti, ma non abbiamo indicazioni che il ministro sia stato mai in pericolo», ha concluso spiegando che non è stato trovato esplosivo né nell’auto né addosso all’autista.
Ma fonti vicini alla Difesa dicono che c’è «un forte sospetto» che l’uomo sapesse che Panetta era su quel volo. Anche se la notizia non era stata diffusa, l’arrivo di Panetta era a conoscenza delle persone che lavorano nella base».
Ieri l’Afghanistan è stato al centro dei colloqui tra il presidente Barack Obama e il premier britannico in visita negli Stati Uniti. Al termine dell’incontro tra i due, il capo della Casa Bianca ha annunciato che non anticiperà «alcun improvviso e ulteriore cambiamento» sul ritiro dall’Afghanistan, pur ammettendo che si tratta di «una missione difficile», nella quale sono stati tuttavia fatti «veri progressi». Poi la precisazione: dal 2013 l’impegno di Usa, Regno Unito e dei loro alleati della Nato sarà in un ruolo di supporto. La prossima fase di transizione, ha aggiunto Obama, sarà un importante passo per il passaggio del controllo della sicurezza agli afghani dalla fine del 2014. Parole confermate dal premier britannico: «Non molleremo ora, perché l’Afghanistan non dovrà mai più essere un rifugio sicuro per al Qaida per poter lanciare degli attacchi contro di noi», ha detto Cameron.
Eppure è proprio di ieri un sondaggio americano condotto da Usa Today e Gallup che dimostra come un americano su due voglia un ritiro più rapido.

E a confermare che il clima è tesissimo era stato in mattinata un attentato, sempre nella provincia di Helmand, dove otto civili sono rimasti uccisi nell’esplosione di una bomba. Poche ore dopo è arrivata la comunicazione che il soldato americano autore della strage di 16 civili è stato portato fuori dall’Afghanistan.

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