La Santa Sede risponde per le rime al Parlamento del Belgio che aveva aspramente criticato Benedetto XVI per le dichiarazioni sul preservativo rilasciate durante il volo che lo portava in Africa, il 17 marzo scorso. E la risposta ufficiale vaticana arriva a ridosso della nomina del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la pastorale della salute, il «ministro della Sanità» d’Oltretevere chiamato ad occuparsi proprio di questi argomenti. Al posto del dimissionario cardinale messicano Javier Lozano Barragán dovrebbe essere infatti chiamato l’arcivescovo polacco Zygmunt Zimowski.
Ieri, con una nota, la Segreteria di Stato ha informato che tre giorni fa l’ambasciatore del Belgio ha presentato in Vaticano la risoluzione della Camera dei rappresentanti belga, che chiedeva al governo di Bruxelles di «condannare le dichiarazioni inaccettabili del Papa e di protestare ufficialmente presso la Santa Sede».
«La Segreteria di Stato – recita il comunicato – prende atto con rammarico di tale passo, inconsueto nelle relazioni diplomatiche» con il Belgio, deplorando che «una Assemblea Parlamentare abbia creduto opportuno di criticare il Santo Padre, sulla base di un estratto d’intervista troncato e isolato dal contesto, che è stato usato da alcuni gruppi con un chiaro intento intimidatorio, quasi a dissuadere il Papa dall’esprimersi in merito ad alcuni temi, la cui rilevanza morale è ovvia, e di insegnare la dottrina della Chiesa».
Il Vaticano denuncia dunque la strumentalizzazione delle parole del Pontefice, il quale, ricordiamo, rispondendo a una domanda sull’efficacia e il realismo delle posizioni della Chiesa in materia di lotta all’Aids, aveva detto tra l’altro: «Non si può superare questo problema dell’Aids solo con i soldi, che pure sono necessari», e nemmeno «con la distribuzione di preservativi», che «anzi aumentano il problema».
La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell’umanizzazione della sessualità e, dall’altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l’impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l’Aids non sarà vinta».
«Mentre, in alcuni Paesi d’Europa, si scatenava una campagna mediatica senza precedenti sul valore preponderante, per non dire esclusivo, del profilattico nella lotta contro l’Aids – si legge ancora nella nota vaticana - è confortante constatare che le considerazioni di ordine morale sviluppate dal Santo Padre sono state capite e apprezzate, in particolare dagli africani e dai veri amici dell’Africa, nonché da alcuni membri della comunità scientifica». Il comunicato si conclude citando proprio la recente dichiarazione della Conferenza Episcopale Regionale dell’Africa dell’Ovest in ringraziamento al Papa «per aver riproposto a tutti, con sfumatura, chiarezza e acume, l’insegnamento comune della Chiesa in materia di pastorale dei malati di Aids».
Per una circostanza assolutamente fortuita, la risposta ufficiale alle critiche del Belgio arriva alla vigilia del cambio ai vertici del «ministero della Sanità» vaticano: al posto del messicano Barragán, secondo autorevoli indiscrezioni, sta per arrivare il vescovo di Radom Zygmunt Zimowski, 60 anni, che dal 1983 al 2002 ha lavorato alla Congregazione per la dottrina della fede ed è dunque ben conosciuto da Papa Ratzinger. Se sarà confermata, la sua nomina in un ufficio cardinalizio porterà a tre i capi dicastero curiali di origine polacca.
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