Almeno 25 uccisi ad Aleppo: oltre mille da marzo scorso. E l'Onu resta a guardare

Almeno 25 uccisi ad Aleppo: oltre mille da marzo scorso. E l'Onu resta a guardare

Mentre il Consiglio di sicurezza dell'Onu è paralizzato dall'insuperabile braccio di ferro geopolitico tra Russia e Cina da una parte e Stati Uniti dall'altra, l'ultimo orrore che si registra in Siria allunga la lista della strage di bambini nel Paese martoriato dalla guerra civile: solo ieri ne sono stati uccisi 25 su un totale di 175 persone assassinate, 80 nella sola Aleppo, 40 a Damasco e nei suoi sobborghi e infine 23 nella provincia nord-orientale di Deyr az Zor. La barbarie che il regime non vuole fermare ha fatto salire ieri il macabro pallottoliere a quota 1122 bambini uccisi dall'inizio del conflitto a marzo scorso. La strage di Aleppo, finita sotto i bombardamenti, è stata documentata dalla Cnn, fra i pochi network ad avere un corrispondente sul posto. Una strage che ha fatto alzare ieri la voce all'organizzazione internazionale Save the Children che ha chiesto di fermare immediatamente «il massacro indiscriminato» e all'Unicef che insiste per fermare questo dramma.
Sotto i bombardamenti ad Aleppo sarebbe addirittura crollato il minareto di una delle moschee della città, con la scena filmata da un videoamatore e finita su Youtube.
La strage si consuma sotto gli occhi della comunità internazionale senza che il Consiglio di sicurezza riesca a prendere alcuna decisione. Il segretario generale Ban Ki-moon, che ieri aveva avvertito del rischio che la violenza si diffonda nei Paesi vicini, ha così oggi criticato aspramente l'inattività dei Quindici sulla Siria. Durante una riunione sulla responsabilità di proteggere i civili da genocidi e crimini di guerra, in corso al Palazzo di Vetro, Ban ha lanciato un appello ai governi dei Paesi che possono esercitare la propria influenza per trovare una soluzione politica alla crisi. E ribadendo quanto già detto ieri dalla tribuna dell'Assemblea Generale, ha invitato i membri del Consiglio di Sicurezza a trovare un accordo per aiutare la popolazione siriana e dare inizio al processo di transizione. «Non possiamo distogliere lo sguardo da una violenza settaria che cresce senza controllo, da una situazione di emergenza umanitaria che continua a peggiorare, e da una crisi che minaccia di diffondersi al di là dei confini della Siria», ha affermato il segretario generale.
Dal canto suo, il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha affermato oggi di «non aver nascosto» alla Cina «l'insoddisfazione» di Washington per la posizione sulla Siria di Pechino, che ha bloccato nel Consiglio di sicurezza dell'Onu risoluzioni punitive verso il regime di Damasco.

In una conferenza stampa tenuta insieme al ministro degli Esteri cinese, Yang Jiechi, Clinton ha sostenuto che il regime del presidente Bashar al-Assad «brutalizza il suo popolo» e «minaccia la stabilità nella regione». Yang ha risposto sottolineando che in Sira Pechino «non favorisce nessun individuo o partito» e che «sostiene pienamente» la mediazione del nuovo inviato dell'Onu Lakhdar Brahimi.

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