Gli anarchici del Fai minacciano i Giochi

Gli anarchici del Fai minacciano i Giochi

È dai tempi delle Olimpiadi di Atlanta (1996) se non già dai Giochi olimpici di Monaco (1972: sequestro e massacro degli atleti israeliani ad opera dei palestinesi di «Settembre nero») che ci siamo abituati a convivere con lo spettro incombente del terrorismo. Da Atlanta, e fino a Pechino 2008, la minaccia non ha più smesso di aleggiante sugli stadi dove ogni quattro anni si esibisce la meglio gioventù del pianeta. Tale è la cassa di risonanza mediatica dell'evento che il più delle volte per gli uccelli del malaugurio del terrorismo internazionale basta solo accennare, minacciare sfracelli e violenze, per cogliere il risultato in pieno, senza rischiare: e cioè attirare su di sé, sulla propria ragion d'essere, l'attenzione del mondo.
Stavolta tocca alle Olimpiadi di Londra 2012, e a salire alla ribalta della cronaca - come se non bastasse l'incubo degli scampoli ancora in attività di Al Qaida, intenzionati a vendicare l'uccisione di Osama bin Laden - sono quelli della Fai, la Federazione anarchica informale. Sì, proprio quelli che in Italia hanno rivendicato l'attentato a Roberto Adinolfi, l'amministratore delegato dell'Ansaldo nucleare «gambizzato» a Genova il 7 maggio scorso. In Inghilterra si sono dati un nome di guerra. Dicono di essere quelli della falange «22 Maggio», data in cui hanno messo a segno un attentato sulla linea ferroviaria all'altezza di Bristol.
Promettono una «guerra a bassa intensità», questi della Fai; azioni di disturbo tese a «danneggiare l'immagine nazionale e a paralizzare l'economia in tutti i modi possibili». Una sorta di guerriglia ideologica e pauperistica di impronta anarco-comunista, dove l'essenza delle Olimpiadi è del tutto stravolta, e l'avvenimento viene visto solo come «una esibizione di ricchezza francamente offensiva». Ed ecco la minaccia, esplicita, diretta più contro gli spettatori dei Giochi, che verranno da tutti i continenti per assistere al grandioso avvenimento, che contro il Paese ospitante, la Gran Bretagna. «Non vogliamo ricchi turisti. Vogliamo la guerra civile», scrivono quelli della Fai su un sito che si chiama «325.nostate».
Ecco, ci mancava solo quest'ultima farneticazione per alzare a livelli di isteria l'ansia che da mesi ormai impiomba l'apparato di sicurezza inglese (e non solo: anche l'FBI ha promesso di essere della partita) su cui grava il compito di vegliare sul pacifico svolgimento dei Giochi.
A procurare la prima seria crisi di nervi agli organizzatori dell'evento fu una burla messa a segno all'inizio di maggio dal Sun on Sunday, domenicale del gruppo Murdoch che con l'aiuto di un operaio introdusse con sconcertante facilità una falsa bomba all'Olympic Park 24 ore prima dell'apertura ufficiale dello stadio. E sì che la sicurezza di queste Olimpiadi è già costata un miliardo di sterline arrivando a coinvolgere fino a 37 mila fra agenti di polizia, X men del controspionaggio, uomini e donne appartenenti a una miriade di «agenzie» e militari dell'Esercito (13.500, questi ultimi, 4 mila dei quali attualmente dislocati in Afghanistan). Lo stesso Parco olimpico è circondato da un recinto elettrificato lungo 17 chilometri e costato la bellezza di 80 milioni di sterline. Sui tetti stavolta non ci saranno solo i tiratori scelti. Stavolta, per contrastare minacce che potrebbero arrivare perfino dal cielo, sorvegliato dai cani da guardia a reazione della Raf, sui tetti verranno schierati anche i Patriot, missili antimissile che sembravano essere andati in pensione dopo la seconda Guerra del Golfo.

Ma anche l'intelligence di Sua Maestà sa bene che garantire la sicurezza al cento per cento è umanamente impossibile. L'attentatore solitario, una cellula terroristica «in sonno» potenzialmente già dislocata sul territorio britannico, un kamikaze non si ferma neppure coi Patriot.

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