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Paracadute per i marò: sì allo scambio di prigionieri

Arriva il via libera del Senato: 108 detenuti indiani contro 18 italiani

Paracadute per i marò: sì allo scambio di prigionieri

Il paracadute è pronto, ora bisogna capire se sarà necessario aprirlo. A tessere l'ultimo spicchio dell'intreccio legislativo indispensabile per esser certi di salvare dalle galere indiane Massimiliano Latorre e Salvatore Girone è stato il Senato. Ieri Palazzo Madama ha approvato il decreto che trasforma in legge l'accordo tra Italia e India sul «trasferimento delle persone condannate» del 10 agosto scorso già approvato dalla Camera. L'accordo paracadute è un'uscita di sicurezza da percorrere qualora la Corte Suprema di Nuova Delhi non decida l'assenza di giurisdizione indiana per il presunto reato dei due marò accusati di aver ucciso due pescatori nel corso d'una missione anti pirateria. Nel caso di un «niet» finale della Corte Suprema i due militari verranno rimpatriati e sconteranno in Italia l'eventuale pena. Non è una soluzione soddisfacente, perché equiparerebbe i due fanti di marina a dei criminali, ma l'unica percorribile nel caso venga negata l'assenza di competenza indiana su un evento svoltosi al di fuori dalle acque territoriali. Per il sottosegretario agli Esteri Steffan De Mistura l'accordo «è simile a quelli stretti con molte altre nazioni». I numeri quelli confermati: «Sono 108 cittadini indiani detenuti nelle carceri italiane e 18 cittadini italiani nelle carceri indiane». Se la Corte Suprema metterà con le spalle al muro la nostra diplomazia, dovremo insomma accettare uno scambio uno a dieci per riavere i nostri soldati. Secondo Steffan De Mistura la stampa indiana avrebbe invece metabolizzato la decisione della Ferrari di dimostrare solidarietà ai due marò correndo il gran premio dell'India di domenica con il simbolo della Marina Militare.

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone rispondono, intanto, con fede e devozione alla lettera pastorale inviata dall'ordinario militare per l'Italia Monsignor Vincenzo Pelvi. «Vogliamo continuare a credere in Gesù. Ci manca la forza - scrivono i due marò - però con un pizzico di serenità non vogliamo demordere. Veniamo ingiustamente trattenuti, ma noi due preghiamo insieme perché Dio faccia sì che il mondo ami i bambini e ami coloro che sono nel dolore».

A confermare la salute fisica di Massimiliano Latorre, che stando a un quotidiano avrebbe dei problemi di cuore ci pensa la sorella Franca. «Noi familiari - spiega al Giornale - cadiamo dalle nuvole, nessuno di noi ha mai saputo di una malattia di Massimiliano. Non capiamo da dove salti fuori questa illazione, chiederemo di farla smentire». A compensare il fastidio per l'informazione inesatta contribuisce la solidarietà di Maranello. «È un gesto che ci rincuora perché contribuisce a farci sentire circondati da calore umano. Mentre le istituzioni lavorano dietro le quinte noi possiamo contare solo sul conforto degli italiani, decisioni come queste ci fanno capire che attorno a Massimiliano e Salvatore c'è attenzione concreta». Chiariti i dubbi sulla salute, Franca garantisce anche sul morale di Massimiliano. «Andremo a trovarlo domenica prossima e sicuramente lo troveremo speranzoso come sempre. Massimiliano è per natura paziente, ma anche assai forte.

Una sua parola basta sempre a farci capire di aver fiducia ed essere pazienti».

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