Atene furiosa con Lagarde, la burocrate esentasse

La dirigente del Fmi aveva strigliato i greci: "Paghino le imposte". Ora si scopre che lei non versa un euro

Atene furiosa con Lagarde, la burocrate esentasse

Monta la rabbia in Grecia dopo il categorico invito ai suoi cittadini di Christine Lagarde, direttrice generale del Fondo monetario internazionale, a «cominciare a pagare le tasse» per risolvere i propri problemi. E non solo perché in molti nella travagliata Ellade, dai leader politici ai cittadini comuni, hanno visto in quell’esortazione un’offesa a un popolo intero. Ma anche perché il pulpito da cui viene la predica non pare immacolato: Christine Lagarde percepisce un invidiabile stipendio di oltre 380mila euro annui, ma non versa un centesimo di imposte. Già, perché secondo un sito francese citato da Le Monde il direttore del Fondo monetario, in qualità di funzionario internazionale, gode di uno status fiscale particolare per cui i suoi redditi derivati dal FMI non sono tassabili. Insomma, il suo stipendio glielo paghiamo un po’ tutti noi, ma lei non paga imposte a nessuno.

La signora Lagarde, che al vertice del FMI ha preso il posto del connazionale Dominique Strauss-Kahn travolto dagli scandali a sfondo sessuale, non sembra particolarmente attenta alle ricadute sull’opinione pubblica delle sue cattedratiche affermazioni. Sarà anche vero che i greci non sono tra i popoli più alacri nel soddisfare le attese del fisco, ma non ci vuole molto a capire che se l’obiettivo è quello di ottenere la loro collaborazione per evitare una catastrofe che contagerebbe mezzo mondo, fare di ogni erba un fascio e usare termini come «è giunto il momento di pagare il conto» non è la strategia migliore.

Se ne sono resi conto anche in Francia, dove soprattutto il fronte politico di sinistra (che comprende il neopresidente socialista François Hollande) si è ben guardato dal solidarizzare con lei e l’ha presa di mira. Così, mentre il premier Jean-Marc Ayrault ricordava che «non possiamo fare nulla senza l’adesione del popolo greco, e questo inizia con il rispetto» la portavoce del governo Najat Vallaud-Belkacem ha bollato di «semplicistiche e stereotipate» le sue dichiarazioni, e il leader dell’ultrasinistra Jean-Luc Melenchon non ha perso l’occasione per esigere le sue dimissioni, chiedendosi «chi le dia il diritto di parlare in questo modo dei greci».
Un linguaggio molto simile a quello adoperato da Alexis Tsipras, leader di quel movimento «Syriza» anch’esso di sinistra radicale, che insegue la vittoria nelle imminenti elezioni anticipate greche: «I lavoratori greci pagano le tasse e queste sono a livelli insostenibili». E anche il capo dei socialisti greci, Evangelos Venizelos, ha gridato in un comizio che la Lagarde «ha insultato il popolo greco».

La signora, in effetti, non ci era andata particolarmente leggera neanche nei giorni precedenti. Per esempio quando aveva detto di provare più simpatia per i bambini dell’Africa subsahariana privati dell’istruzione che per quelli greci, figli di «genitori che devono pagare le tasse». Un atteggiamento francamente arrogante che le era già costato molte critiche e non solo in Grecia.
Resasi conto che il fronte dei suoi contestatori si sta allargando, ieri la direttrice dell’FMI ha tentato di rimediare e ha puntualizzato su Facebook le sue criticate frasi, sottolineando che «soprattutto i privilegiati dovrebbero farsi carico degli oneri» e aggiungendo di provare «simpatia» per i greci.

La mossa sa di strumentale lontano un miglio, e il solito Tsipras - ignorando volutamente la furbesca allusione ai «privilegiati» - l’ha colta al volo: «Dopo le ultime dichiarazioni della signora Lagarde, l’ultima cosa che cercano i greci è la sua simpatia», ha dichiarato l’uomo politico che cerca di ottenere dall’Europa l’esatto contrario di

ciò su cui insiste la Lagarde: restare nell’euro senza mantenere i patti sottoscritti con i partner europei per avere prestiti indispensabili. Madame Esentasse e il greco furbo «de sinistra»: nati per non capirsi, davvero.

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