La bimba cristiana è innocente ma rimane ancora in carcere

Un improvviso sciopero degli avvocati pachistani ieri ha complicato la vicenda di Rimsha Masih, la bambina cristiana di 11 anni affetta dalla sindrome di down in carcere ad Islamabad con l'accusa, rivelatasi in gran parte artefatta, di blasfemia: secondo il suo accusatore, Khalid Jadoon, imam principale della moschea di Mehravadiil, l'11enne avrebbe bruciato pagine di un libro contenente versi del Corano. Due giorni fa Khalid Jadoon è finito in carcere con l'accusa di manipolazione delle prove, e dopo questo colpo di scena tutti si aspettavano che l'udienza di ieri si sarebbe conclusa con l'accettazione dell'istanza di libertà dietro cauzione presentata dai legali della piccola. E invece l'improvviso sciopero degli avvocati ha costretto il giudice ad aggiornare il processo a venerdì prossimo.
Nel frattempo è emersa un'altra novità: altre due persone hanno deciso di presentare una testimonianza a sostegno di quella del maulvi Hafiz Zubair, il dotto musulmano che ha personalmente visto l'imam Jadoon mescolare pagine del Corano a quelle che l'accusatore sosteneva bruciate da Rimsha.
Soddisfatto l'avvocato della bambina: «È stato lui stesso a mettere il materiale contestato nella sacca di Rimsha. Questo dimostra che intendeva cacciare i cristiani dalle loro abitazioni».

Ugualmente soddisfatto Paul Bhatti, consigliere per l'Armonia Nazionale del primo ministro, che ha dichiarato: «Il caso deve essere deciso nei tempi più brevi possibili, per evitare la prolungata permanenza della bambina in carcere».

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