Hanno sfidato leggi di emergenza e coprifuoco. Gli islamisti sono tornati ieri in strada in Egitto, in tutto il Paese, anche nei santuari delle vacanze sul Mar Rosso. E ancora una volta, il centro del Cairo si è trasformato in un campo di battaglia, con il rumore di colpi di arma da fuoco, il fumo dei lacrimogeni, sassaiole e incendi, morti per strada - almeno 60 in tutto il Paese - e gli elicotteri militari a bassa quota nel cielo della capitale. Mercoledì, le forze di sicurezza hanno sgomberato due accampamenti dei Fratelli musulmani, movimento del deposto rais Mohammed Morsi, innescando scontri tra polizia e manifestanti e tra civili di fazioni opposte, che hanno causato oltre 700 morti.
Nonostante ciò, migliaia di persone hanno marciato, dopo la preghiera islamica del venerdì, verso la centrale piazza Ramses, al Cairo, da diverse parti della capitale. Non lontano, il simbolo della rivoluzione del 2011, midan Tahrir, restava vuota e spettrale, circondata dalle camionette dell'esercito e della polizia. «Il Cairo è una città fantasma», raccontava ieri mattina un attivista al telefono dalla capitale egiziana. Le forze dell'ordine hanno bloccato le maggiori vie della megalopoli con check point e blindati. «Non c'è traccia di negoziato tra le parti», rivela un membro di uno dei partiti del blocco di Mohammed El Baradei, il vice presidente che ha dato le dimissioni mercoledì, per protesta contro le forze di sicurezza dopo la giornata di violenze. Una voce di peso, quella del re saudita Abdullah, ha ieri parlato in sostegno delle nuove autorità e della loro «lotta al terrorismo». Senza l'ombra di un compromesso tra le parti, sono molti gli osservatori al Cairo a pensare che il confronto sia destinato a inasprirsi e che l'obiettivo dei militari sia più ambizioso perfino delle intenzioni dell'ex rais Mubarak: «Sembra che i militari vogliano sradicare i Fratelli musulmani dalla vita politica», spiega Michael Hanna, analista della Century Foundation. La polizia ha avuto l'ordine di sparare su chiunque attacchi edifici delle istituzioni. Dopo gli assalti di mercoledì da parte dei sostenitori dei Fratelli musulmani a chiese e caserme, in molti quartieri del Cairo i residenti hanno formato comitati di difesa, con posti di blocco per verificare l'identità dei passanti.
L'estendersi delle proteste alle località delle vacanze ha messo in allarme i ministeri degli Esteri di tutta l'Europa. Ci sono stati cortei anche nella cittadina balneare di Hurghada, sul mar Rosso, meta dei vacanzieri europei e italiani. Nella città, già mercoledì c'erano stati disordini e, lontano dagli alberghi degli stranieri, un uomo era stato ucciso. La Farnesina «sconsiglia i viaggi in Egitto con destinazioni diverse dai resort situati nelle località turistiche del Mar Rosso (Sharm El Sheikh, Marsa Alam, Berenice e Hurghada) ed in quelle della costa nord (Marsa Mathrou, El Alamein)», e chiede di evitare escursioni al di fuori delle strutture turistiche, è scritto sul suo sito Viaggiare Sicuri che ieri in serata era inaccessibile a causa del troppo traffico. Gli italiani in vacanza in Egitto sarebbero circa 19mila.
Altri governi, come quello tedesco e svedese, hanno chiesto ai propri cittadini di stare lontani anche dagli alberghi del Mar Rosso. Il Foreign Office ha consigliato ai turisti britannici di non lasciare gli hotel di Hurghada, anche se non si sono verificati incidenti e le forze di sicurezza controllano i resort.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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