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Ora l'erede serioso e schivo è l'asso per salvare la corona

Il carisma del padre è diventato ingombrante per Felipe VI, ma il suo basso profilo rassicura il popolo

Letizia e Felipe con Sofia e Juan Carlos
Letizia e Felipe con Sofia e Juan Carlos

Se ce la farà Felipe VI a uscire da quel personaggio grigio, sarà riuscito a risollevare le sorti della monarchia spagnola. E allora avrà vinto. Diventerà il re che ha sempre sognato essere: utile al suo Paese e inattaccabile. È una vita che il principe studia per fare il Re, quarantasei anni di preparazione, ogni minuto della sua educazione, ogni gesto, ogni atto pubblico, ogni suo silenzio. È rimasto a imparare nell'ombra, fino a ieri, schivo, tanto da sembrare timido. Il piccolo di Corte, lui, l'unico figlio maschio, amatissimo dai genitori, la mamma che lo ha protetto finché ha potuto, accompagnandolo lei stessa a scuola con la sua Mercedes, adorato dalle sue sorelle, cresciuto all'ombra di un padre trionfatore, carismatico, attivo e attrattivo, con la gente, con le donne. Felipe è diverso dal padre, merito anche della sua educazione che i genitori hanno voluto anglosassone spedendolo a studiare in Canada e a Washington. Lui nelle interviste parla ancora di quegli inverni freddi, la malinconia lontano da casa, la difficoltà di studiare matematica in inglese.

La figura del padre ha sempre riempito la scena. Anche la sua. Discreto, serio, mai chiacchierato, Felipe ha pronunciato il suo primo discorso davanti al Parlamento a soli 9 anni quando è stato nominato Principe delle Asturie. Andò bene, ma lui stesso quel giorno non avrebbe scommesso una peseta su se stesso. «La notte prima ho avuto incubi atroci- ha raccontato anni dopo in un'intervista. Ho sognato che mi si cancellavano le parole del discorso, che mi dimenticavo le cose da dire, che addirittura avevo una specie di apparecchi tra i denti che mi bloccava la bocca. Era orribile, al mattino ero distrutto per la tensione». Ha dovuto combattere Felipe con il suo carattere, più introverso di Juan Carlos, per anni ha sofferto il paragone con il padre, soprattutto perché in Spagna molti si definiscono «juancarlisti» più che monarchici. Laureato in diritto, con un Master in Relazioni internazionali, comandante dell'esercito di terra e Aria, capitano di corvetta, la sua missione sarà quella di assicurare la continuità della monarchia parlamentare instaurata con l'arrivo sul trono del padre nel 1975. Un compito difficile, ma non impossibile.

Qualcosa è cambiato. Mentre negli anni la popolarità del re è stata scalfita da problemi di salute, scandali e gaffe, quella del figlio è a poco a poco cresciuta. In questi anni, con quella sua calma apparente, ha saputo affermarsi. L'unico grande strappo nel 2004, quando solo contro tutti, ha deciso di sposare Letizia Ortiz, volto noto del telegiornale, che a Corte non è mai stata molto amata. Non un goccio di sangue blu, con posizioni anti monarchiche e divorziata. Né i genitori né le sorelle erano favorevoli, ma il principino quella volta ha fatto di testa sua e oggi Letizia sarà la prima regina di Spagna di origini borghesi. È difficile dire ora come sarà la monarchia di Felipe. Chi lo ha conosciuto lo definisce un socialdemocratico ben informato, con la sola ossessione di essere inattaccabile. Non ha mai perdonato il cognato accusato di corruzione, Inaki Urdangarin, anche se gli è costato l'amore dell'amata sorella Cristina. Felipe VI è un uomo di principio e vorrà essere un re trasparente.

E per la Spagna è un nuovo corso.

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