Washington è preoccupata. Molto preoccupata. Al Qaida, come rivela il New York Times, sta cercando di selezionare e reclutare alcuni dei circa 70 volontari americani che combattono al fianco dei ribelli siriani per trasformarli in terroristi e colpire l'Occidente. «É qualcosa su cui siamo molto concentrati, stiamo cercando di capire con chi abbiamo a che fare, chi dobbiamo seguire e chi deve essere inquisito» ricordava giovedì lo stesso direttore dell' Fbi James B. Comey.
Se gli Stati Uniti si preoccupano l'Italia non dovrebbe far di meno. Come Il Giornale è in grado di dimostrare mettendo a confronto alcuni video nel nostro paese era di casa un militante conosciuto con il nome di Haisam e con il soprannome di Abu Omar. Il personaggio in questione dopo aver abbandonato l'Italia per raggiungere i campi di battaglia siriani si è macchiato dei peggiori crimini partecipando all'eliminazione a sangue freddo di almeno sette prigionieri ed entrando in contatto con alcuni dei gruppi più estremisti. Come dimostrano i video ritrovati da Il Giornale Haisam alias Abu Omar viene arrestato dalla nostra polizia e subito liberato mentre partecipa, assieme ad altri militanti, all'assalto all'Ambasciata siriana del 12 febbraio 2012. Denunciato a piede libero Haisam Abu Omar ripara, assieme ad altri compagni d'avventura, in Siria per unirsi ai gruppi combattenti.
La sua faccia ricompare in un inquietante video girato nella provincia di Idlib nell'aprile del 2012 e pubblicato lo scorso settembre a fianco di un articolo del New York Times in cui si denunciano le brutalità e i crimini di guerra commessi dalle fazioni anti Assad. In quel video Haisam Abu Omar è il protagonista, assieme ad altri militanti guidati dal comandante Abdul Samad Hissa, della spietata esecuzione di 7 soldati governativi appena catturati. Nel filmato Haisam Abu Omar indossa un giubbotto marroncino, impugna il kalashnikov e ascolta il comandante che spiega a lui e altri nove militanti perché sia giusto e doveroso ammazzare i prigionieri. Subito dopo preme il grilletto e infila un proiettile nella nuca del soldato denudato e fatto inginocchiare ai suoi piedi.
Quelle immagini inquietanti bastano a far capire come anche l'Italia rischi, al pari degli Stati Uniti e degli altri paesi Europei, di ritrovarsi minacciata dai militanti islamisti che in Siria imparano a combattere ed uccidere. Anche perché - come spiega al New York Times un responsabile dell'antiterrorismo statunitense - «Sappiamo che Al Qaida usa la Siria per identificare individui da reclutare indottrinare e radicalizzare per trasformarli nei loro futuri soldati». Per quel che riguarda l'Italia e l'Europa il fenomeno è tutt'altro che nuovo. A giugno sui campi di battaglia siriani era caduto - come aveva scoperto e rivelato Il Giornale - il 20enne Giuliano Ibrahim Del Nevo, uno studente genovese convertitosi all'Islam e passato alla lotta armata contro Bashar Assad dopo aver preso contatto in Turchia con un gruppo di combattenti ceceni.
In quel periodo, secondo le informazioni in possesso della nostra intelligence, il gruppo di militanti provenienti dal nostro Paese unitisi ai combattenti siriani era intorno alla quindicina. Da allora ad oggi però la consistenza della «brigata italiana» potrebbe essere notevolmente lievitato.
Stando al «Centro per lo Studio della Radicalizzazione» del King's College di Londra che studia il fenomeno nel corso degli ultimi 12 mesi il numero dei combattenti siriani provenienti dall'Europa si è addirittura triplicato passando da poco più di seicento a oltre 1900.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.