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Inquietante richiamo agli anni Trenta

L'arresto del leader politico del terzo partito di un Paese e di 5 dei suoi parlamentari non ha precedenti nell'Europa democratica del dopoguerra

Il leader di Alba Dorata, Nikos Michaloliakos
Il leader di Alba Dorata, Nikos Michaloliakos

L'arresto del leader politico del terzo partito di un Paese, di cinque dei suoi parlamentari e di una trentina di altri esponenti di spicco con l'accusa di avere «costituito una organizzazione criminale» non ha precedenti nell'Europa democratica del dopoguerra: è un altro, allarmante segnale che la crisi economica ha destabilizzato la Grecia al punto che il governo non è più in grado di controllare la situazione con gli strumenti normali, ma è costretto a ricorrere a misure che potrebbero anche tradursi in un boomerang. È infatti difficile immaginare che Alba Dorata, un movimento che ha costruito le sue fortune sulla violenza, ha un forte seguito nelle periferie più degradate, dispone - a quanto di dice - di una falange di tremila uomini pronti a prendere le armi, è visto con favore dal 13% della popolazione e può contare su un certo seguito anche nella polizia e nelle forze armate incassi un colpo del genere senza reagire.

Alba Dorata è, sotto certi aspetti, un fenomeno unico nella Ue: mentre negli altri Paesi investiti dalla crisi la protesta dei ceti più colpiti ha assunto prevalentemente connotati di sinistra, in Grecia è stata quasi monopolizzata da questo movimento fino a quattro anni fa del tutto marginale e che nelle ultime elezioni ha conquistato 18 seggi in Parlamento. Il suo leader Michaloliakos, uno degli arrestati di ieri, è stato abilissimo nel catalizzare la rivolta contro l'austerità, la rabbia per i diktat di Bruxelles e la crescente ostilità nei confronti degli immigrati, trasformando Alba Dorata nella bandiera del nazionalismo più becero. Promette «legge e ordine», la creazione di nuovi posti di lavoro, e soprattutto un lotta spietata agli immigrati extracomunitari, soprattutto pakistani e nordafricani, accusati di sottrarre il già scarso lavoro ai greci e di avere raddoppiato il tasso di criminalità.

Più che ai partiti xenofobi del resto dell'Europa, che pure non mancano, essa è paragonabile ai movimenti fascisti e nazisti che, in situazioni non troppo dissimili da quella greca, sorsero tra le due guerre mondiali e di cui ha copiato i simboli. È probabile che il primo ministro Samaras abbia avuto ben presente le funeste conseguenze della debolezza con cui le istituzioni democratiche reagirono allora alla marea montante e abbia deciso di «tagliare la testa del serpente» prima che fosse troppo tardi. L'importante, non solo per la Grecia ma per tutta l'Europa, è che abbia la forza di sostenere fino in fondo la iniziativa presa formalmente dalla magistratura e non si lasci travolgere proprio in un momento in cui Atene è costretta a ricorrere nuovamente al sostegno finanziario delle istituzioni internazionali.

A indurre le autorità a muoversi è stato l'assassinio da parte di un esponente di Alba Dorata di un rapper di sinistra, Pavlos Fyssas, che ha suscitato la dura reazione della stampa e dell'opinione pubblica e sensibilizzato i cittadini sul pericolo che questo partito rappresenta.

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