L'arresto del leader politico del terzo partito di un Paese, di cinque dei suoi parlamentari e di una trentina di altri esponenti di spicco con l'accusa di avere «costituito una organizzazione criminale» non ha precedenti nell'Europa democratica del dopoguerra: è un altro, allarmante segnale che la crisi economica ha destabilizzato la Grecia al punto che il governo non è più in grado di controllare la situazione con gli strumenti normali, ma è costretto a ricorrere a misure che potrebbero anche tradursi in un boomerang. È infatti difficile immaginare che Alba Dorata, un movimento che ha costruito le sue fortune sulla violenza, ha un forte seguito nelle periferie più degradate, dispone - a quanto di dice - di una falange di tremila uomini pronti a prendere le armi, è visto con favore dal 13% della popolazione e può contare su un certo seguito anche nella polizia e nelle forze armate incassi un colpo del genere senza reagire.
Alba Dorata è, sotto certi aspetti, un fenomeno unico nella Ue: mentre negli altri Paesi investiti dalla crisi la protesta dei ceti più colpiti ha assunto prevalentemente connotati di sinistra, in Grecia è stata quasi monopolizzata da questo movimento fino a quattro anni fa del tutto marginale e che nelle ultime elezioni ha conquistato 18 seggi in Parlamento. Il suo leader Michaloliakos, uno degli arrestati di ieri, è stato abilissimo nel catalizzare la rivolta contro l'austerità, la rabbia per i diktat di Bruxelles e la crescente ostilità nei confronti degli immigrati, trasformando Alba Dorata nella bandiera del nazionalismo più becero. Promette «legge e ordine», la creazione di nuovi posti di lavoro, e soprattutto un lotta spietata agli immigrati extracomunitari, soprattutto pakistani e nordafricani, accusati di sottrarre il già scarso lavoro ai greci e di avere raddoppiato il tasso di criminalità.
Più che ai partiti xenofobi del resto dell'Europa, che pure non mancano, essa è paragonabile ai movimenti fascisti e nazisti che, in situazioni non troppo dissimili da quella greca, sorsero tra le due guerre mondiali e di cui ha copiato i simboli. È probabile che il primo ministro Samaras abbia avuto ben presente le funeste conseguenze della debolezza con cui le istituzioni democratiche reagirono allora alla marea montante e abbia deciso di «tagliare la testa del serpente» prima che fosse troppo tardi. L'importante, non solo per la Grecia ma per tutta l'Europa, è che abbia la forza di sostenere fino in fondo la iniziativa presa formalmente dalla magistratura e non si lasci travolgere proprio in un momento in cui Atene è costretta a ricorrere nuovamente al sostegno finanziario delle istituzioni internazionali.
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