il commento 2 L'islamico Morsi si sta rivelando un nuovo Mubarak

di Fiamma Nirenstein

Almeno al tempo di Mubarak l'ideologia panarabista e islamista erano un evidente paravento per il potere del duce. Almeno tutti sapevano che si trattava di una dittatura, e non si fingeva di essere di fronte a una rivoluzione popolare. Almeno c'era il Parlamento per quanto dimidiato nei poteri, la Costituzione per quanto da completare, e soprattutto c'era l'esercito che almeno aveva l'ordine di spezzare il terrorismo. Noi giornalisti in giro per il Sinai ai tempi dei diversi attentati (di Taba, di Sharm, di Dahab...) abbiamo di continuo incontrato bruschi soldati armati che ti fermavano e ti strapazzavano, ma che di certo cercavano i salafiti. Ora, invece, si dice anche che l'ultima mossa dell'esercito al tempo di Tantawi, che ha vantato dopo l'attacco al confine con Israele l'eliminazione e l'arresto di gruppi beduini legati al terrore qaidista, non sia stata efficace come la si è raccontata. Niente morti, dicono i beduini da Tumah dove si era svolto il raid, solo qualche botto. La doppia esibizione di debolezza dell'esercito ha aiutato Morsi a fare di se stesso un nuovo Mubarak, ma adesso un faraone religioso, un raìs shariatico. È finito il doppio potere presidente-esercito, ora ce n'è uno solo. Morsi si è avvicinato all'obiettivo senza cautele. Al nuovo presidente egiziano non serve la furbizia di Erdogan, che mentre islamizzava la Turchia faceva fuori passo passo l'esercito, che fungeva da imperfetto nume tutelare alla democrazia, e intanto smantellava la libertà di stampa. Morsi si è mosso subito, appena eletto, quando impugnò la sentenza della Corte di Giustizia che non aveva accettato la supermaggioranza islamica in Parlamento. Si è impossessato così del Parlamento, del potere militare, ha sospeso l'emendamento costituzionale che passava ai generali una parte del potere, i poteri li ha presi lui e per proteggersi ora si è messo accanto come vicepresidente un rispettato giudice, Mahmoud Mekky, fratello del ministro della Giustizia. Suoi sono i nuovi militari al potere: capì che poteva cacciare Tantawi e Anan quando, prima, aveva tagliato fuori il ministro dell'Intelligence generale Mufawi: nessuno disse una parola. Morsi sta anche eliminando la già sofferente libertà di stampa egiziana, sabato il giornale al Dustour (ironicamente, «La Costituzione») è stato sequestrato con l'accusa di «incitare alla sedizione» e «mettere in pericolo il presidente». Il presidente ha avocato a sè la politica estera, compreso il diritto di dichiarare guerra. Nella famiglia di Abdel Fattah al Sissi, che era direttore dell'intelligence militare e oggi è il nuovo ministro della Difesa e che è noto per aver avuto un gelido contatto con Israele, diverse fra le donne indossano il velo integrale.

Così si disegna il nuovo Egitto rivoluzionario, certo non il compimento di una rivoluzione democratica, come qualcuno ama pensare. È il putsch di un Fratello Musulmano, del presidente Morsi, il leader dell'organizzazione più antioccidentale e antidemocratica del mondo.

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