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Il coraggio delle suore di Maaloula e la forza dei reportage

Solo la forza di un reportage può testimoniare il coraggio di queste suore ostaggio dei ribelli. Ecco perché vi chiediamo di aiutarci a raccontare le grandie storie SCEGLI E SOSTIENI IL TUO REPORTAGE

Il coraggio delle suore di Maaloula e la forza dei reportage

A settembre ero stato l’unico giornalista ad entrare nel monastero di Santa Tecla assediato dai ribelli al qaidisti. GUARDA IL REPORTAGE C’ero arrivato attraversando le linee nel corso di una battaglia furiosa. Mentre i proiettili fischiavano tutt’attorno mi chiedevo se valesse la pena rischiare la pellaccia per raccontare quella storia, se valesse la pena mettere a repentaglio la vita del mio interprete, del cameraman e dei soldati che mi accompagnavano. Poi entrai nel santuario e mi trovai davanti quella scena incredibile. Le suore inginocchiate con una ventina di orfanelli intrappolati con loro nel monastero intonavano i salmi. Cantavano senza scomporsi mentre i proiettili sbrecciavano la facciata dell’edificio e le esplosioni riecheggiavano tutt’attorno. Poi i colpi si fecero più vicini. Troppo vicini. Il comandante capì che qualcosa non andava. Parlò alla radio, mi spiegò che i suoi si erano ritirati e i ribelli stavano circondando il santuario. Dovevamo fuggire in fretta per non cadere nelle loro mani. “Preferisco – mi disse - aprirmi la strada con le armi e morire piuttosto che dar loro il gusto di sgozzarmi assieme a voi e a queste suore”. Chiesi alla madre superiora se voleva venire con noi. Scosse il capo. Disse che il suo posto era accanto alle reliquie di Santa Tecla. Poi mi segnò la fronte, m’infilò nel giubbotto antiproiettile un’immagine della Madonna e mi disse “Andatevene. Noi pregheremo per voi”. Gli spari dei ribelli ci inseguirono dall’uscita del santuario fino a dove ci attendevano gli altri militari. Ma nessuno venne colpito. Oggi quel reportage è l’unica testimonianza del coraggio di quelle suore, della loro fede indomita, della loro incrollabile volontà di difendere i luoghi sacri. Grazie a quel reportage molti hanno compreso che appoggiare le formazioni ribelli significava aiutare i gruppi al qaidisti pronti a uccidere i cristiani e distruggere i loro luoghi sacri. Grazie alle sue immagini possiamo chiedere all’Italia e ai cristiani di non dimenticare quelle suore. Per questo continuiamo a credere nei reportage e vi chiediamo di collaborare con noi per tenerli in vita.

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