Daniela Santanchè: "In Italia ero l'unica a invitare Marine, ora tutti amici"

"Il Cavaliere? Era d’accordo. Crede nelle donne, su di lei non ha preconcetti"

Daniela Santanchè: "In Italia ero l'unica a invitare Marine, ora tutti amici"

«Oggi è facile. Oggi che Marine ha vinto e che davvero farà la differenza sul risultato sono tutti in prima fila a dire “brava Marine“. Ma la verità è un’altra: sono stata io l’unica in Italia ad averla invitata in tempi non sospetti». Daniela Santanchè è l’amica italiana di Marine Le Pen, l’unica che aveva il coraggio di farsi vedere con lei, la leader del partito di estrema destra. Oggi sembra passato un secolo. Marine è quella che gli analisti francesi chiamano «il terzo uomo».

Lei e il suo partito di estrema destra hanno sbancato: 20 per cento. Meglio di così mai, un risultato proibito anche per il padre, Jean Marie Le Pen, il fondatore del Front National. Ma di più: il suo miracolo è stato sdoganare il partito, dare al Front National quel rispetto che prima non c’era, a togliergli quell’aria sulfurea che faceva allontanare tutti. In Italia solo Santanchè non aveva problemi ad accoglierla, «a invitarla a cena a casa mia a Milano con Ruffo di Calabria, a Verona con gli imprenditori a Villa Sigurtà». Due donne di destra a confronto, più che amiche, alleate. «Ci siamo subito trovate bene, in sintonia. Lei è una donna di grande presenza, di grande spessore. È cresciuta con la politica, ma c’è qualcosa di più, c’è un senso alla leadership che non si può insegnare, si può solo trasmettere. Merito di suo padre certo, ma lei è riuscita ad andare oltre, quando la definivano di destra lei si irrigidiva. Non le piaceva questa etichettatura. Il suo pregio è quello di essere andata oltre senza disconoscere».

C’è ammirazione e un pizzico di invidia per il programma della Le Pen se si guarda qui, a casa nostra. «Il pdl dovrebbe far riflettere molto seriamente sulla politica portata avanti dalla Le Pen. Qui in Italia tutti si affannano a spostarsi al centro. Ma non è questa la giusta strategia. Lei in Francia lo ha capito. Si è battuta sui temi come l’immigrazione, l’Unione europea, contro le banche. Io sono d’accordo con lei. La appoggio in pieno quando dice che non è possibile continuare a subire diktat tedeschi, non possiamo parlare tedesco. Dobbiamo difendere la nostra identità, la nostra sovranità, le nostre aziende. Esattamente quello che ha detto in campagna elettorale lei. E sull’immigrazione non ha forse ragione? Io da anni faccio le stesse battaglie. La sua politica è la mia politica. Ora è lei, con il suo partito a fare la differenza. Sarkozy se vuole vincere dovrà fare i conti con l’elettorato di estrema destra. Questo è un segno importantissimo che dovrebbe insegnare a noi italiani: il popolo è stanco, l’Europa non può essere la prigione dei popoli, dei governi».

In Francia Marine ha fatto breccia anche tra moltissimi giovani, a sceglierla anche famiglie. «Perhcè hanno riconosciuto una donna che ha avuto il coraggio di esporsi». Daniela fa due calcoli e spiega: «Ma cosa aspettiamo? Anche il nostro partito dovrebbe cambiare nome, ripensare ad un programma più deciso, più lontano dalle posizioni di centro. I francesi l’hanno premiata». Il giorno dopo il voto, Marine è stata «dediabolizzata», come ha scritto Liberation. Lei intanto ha smussato gli spigoli del partito più razzista e xenofobo. «Certo prima era tutta un’altra storia. Diciamo che il suo non era proprio un nome che i politici nominavano volentieri. Anzi.

Lei era quella destra che era meglio non invitare, meglio non farsi vedere insieme. A ottobre la invitai a Milano, avevo chiesto al Cavaliere cosa ne pensasse. Era d’accordo. L’unico a non essere ostile. Ha sempre creduto nelle donne, lo fece anche allora senza pregiudizi».

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