Mesi fa aveva avvertito: in Gran Bretagna la cultura è sempre più «pornografica». Ora torna a farsi sentire e a creare polemica. La protagonista della nuova querelle è Diane Abbott, parlamentare laburista britannica e ministro ombra per la Sanità. L'oggetto del dibattito è una generazione di giovani - dice l'ex candidata alla leadership del Labour - sotto pressione e in «crisi di mascolinità». Nell'intervento al think-tank Demos a Londra, Abbott non ha risparmiato nessuno -cultura, istruzione, sistema sanitario- nel rimproverare le lacune di una società che «lascia i ragazzi allo sbando». Non li aiuta a crescere, li espone a sollecitazioni estreme che finiscono per generare misoginia e omofobia.
Un quadro inquietante, che fa clamore, ma non è la prima volta che la parlamentare parla chiaro su questi temi e lancia l'allarme. Ora torna a sottolineare l'urgenza di aiutare i giovani ad avere una visione della mascolinità meno limitata. Fa esempi precisi e denuncia anche il fatto che il Viagra da medicinale si è trasformato in «droga ricreativa». Quello che accade - osserva - è che i problemi a cui fanno fronte ragazzi e uomini non ricevono attenzione sufficiente, perché «come nel film Fight Club la prima regola dell'essere uomo nella società britannica contemporanea è che non se ne può parlare».
I toni sono accesi, ma il messaggio semplice: Abbott chiama in causa gli stereotipi e le famiglie, chiede che si lavori sul rafforzamento della figura paterna, facilitando i padri a prendere aspettative dal lavoro per seguire i figli.
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