Il discorso Prima mossa politica dopo il voto

Aperto al compromesso per salvare gli Stati Uniti dal «baratro fiscale» in cui piomberebbero se non si trovasse un accordo sul deficit entro la fine dell'anno. Ma ormai sicuro - «la maggioranza degli americani è d'accordo col mio approccio» - che per il Paese sia arrivato il momento che i ricchi paghino più tasse. È breve - poco più di una decina di minuti - ma va dritto al cuore del principale problema del suo secondo mandato, il primo discorso politico di Barack Obama dopo la rielezione. Siccome «nessuno, né fra i repubblicani, né fra i democratici, vuole aumentare le tasse per la classe media e colpire le famiglie che già fanno fatica», è giunto il momento che chi «come me» guadagna più di 250mila dollari l'anno paghi più tasse. Anche perché - e qui alle sue spalle scatta l'applauso - l'economia sta recuperando. E ogni misura che il Congresso approverà e che dovesse includere l'estensione degli sgravi fiscali per i più ricchi incontrerà - avverte - il suo veto.
Forte del consenso ottenuto, il presidente si è mostrato deciso: «Sull'economia serve azione, non la solita politica», ha detto Obama, sottolineando che rifiuterà «di accettare qualunque approccio non equilibrato». Poi un chiaro avvertimento ai repubblicani: «Il voto ha dimostrato che gli americani non tollereranno disfunzioni e non tollereranno i politici che ritengono che compromesso sia una parolaccia». La maggioranza, dice il presidente, «è d'accordo sul fatto che i cittadini più ricchi devono pagare di più». E per evitare che dal primo gennaio le tasse di tutti salgano - «un male per l'economia che colpirebbe le famiglie che già lottano» -, Obama lancia la patata bollente alla controparte appena sconfitta alle elezioni: «Non abbiamo bisogno di lunghe trattative per risolvere il problema».
Le priorità degli Stati Uniti - dice il presidente con tono da leader bipartisan - sono «lavoro e crescita economica». Per fare questo serve «ridurre il deficit in modo bilanciato», azione che richiede «tagli alla spesa e tasse». È giunta l'ora di tornare al lavoro, dice Obama. «Ed è in questo spirito - ha aggiunto il presidente - che ho invitato i leader di tutti e due i partiti alla Casa Bianca la prossima settimana per iniziare a costruire un consenso sulle sfide che solo insieme possiamo risolvere. In un momento in cui l'economia si sta riprendendo dalla recessione, le nostre priorità devono essere l'occupazione e la crescita».
I repubblicani puntano al rinnovo di tutti gli sgravi fiscali, anche quelli per chi guadagna oltre 250.000 dollari, una fetta importante della popolazione - spiega lo speaker della Camera John Boehner - perché include anche le imprese che, di fronte a un inasprimento della pressione fiscale, potrebbero tagliare l'occupazione e gli investimenti.
Boehner - come osservato dallo stesso Obama - ha usato parole morbide in vista della scadenza e dell'avvio delle trattative. «Sappiamo quanto è importante evitare il fiscal cliff». Parole interpretate come un'apertura anche da Wall Street, che interrompe la serie negativa e accelera.

A invitare Obama a usare il pugno duro, a differenza di quanto fatto nel 2011 con l'accordo sull'aumento del tetto del debito, è il premio Nobel all'economia, Paul Krugman. «Un mancato accordo è meglio di un cattivo accordo».

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