Due bambini decapitati dai talebani

Kabul Episodi raccapriccianti continuano a segnare in modo implacabile la vita quotidiana in Afghanistan dove il conflitto interno si mescola in modo spesso indecifrabile con la criminalità comune, e dove c'è anche chi trova perfino la forza per decapitare dei bambini.
Non si era ancora spento l'orrore del massacro di 17 persone orribilmente sgozzate giorni fa durante una festa in un villaggio remoto della provincia meridionale di Helmand, quando ieri è circolata in un baleno la notizia di due bambini, uno di 12 anni e una di 6, che sono stati decapitati ed abbandonati nelle province, lontane fra loro, di Kandahar e Kapisa.
Tutto questo accade mentre in Pakistan i talebani locali hanno rivendicato con un video la decapitazione di 12 soldati pachistani caduti nelle loro mani.
Il portavoce del governo provinciale di Kandahar, Jawid Faisal, ha detto ai giornalisti che non vi sono dubbi che il bambino sia stato decapitato mercoledì dai talebani, «per vendicarsi del fatto che il fratello maggiore si fosse arruolato nella polizia afghana». Lo stesso Faisal ha aggiunto che sconosciuti hanno bloccato il piccolo mentre dal distretto di Zherai si stava recando a quello di Panjwai. Il suo cadavere, si è infine appreso, è stato abbandonato sul ciglio della strada.
Soltanto qualche settimana fa, ha concluso, gli insorti avevano riservato lo stesso trattamento ad un ragazzo di 14 anni nel distretto di Zherai, dopo averlo accusato di aver spiato a favore del governo afghano.
Più misterioso, e se possibile ancora più assurdo, il caso della bimba decapitata nella provincia di Kapisa. Abdul Hakim Akhundzada, capo del distretto di Tagab della provincia di Kapisa, ha fornito durante una conferenza stampa gli scarni elementi disponibili. Il corpo della bambina di cui non è nota l'identità, ha detto, «è stato trovato in un giardino del villaggio di Jalu Khel».

Oltre ad avere la testa staccata dal corpo, ha poi indicato, «gli inquirenti hanno constatato che il cadavere aveva subito anche la mutilazione delle due gambe». Non è ancora possibile dire, ha concluso Akhundzada, «chi può essere stato responsabile di questo orrendo crimine».

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