E ora "processo" a Hollande. I francesi: era meglio

L'exploit della destra inguaia il presidente: verso un rimpasto di governo. Ma un sondaggio lo inchioda: il 56% rimpiange l'ex direttore del Fmi

E ora "processo" a Hollande. I francesi: era meglio

Parigi - Per evitare il processo – durato 48 ore tra riunioni di partito e un consiglio dei ministri di ieri che potrebbe essere l'ultimo per molti membri del governo – il presidente francese sceglie di non parlare direttamente.

Ma dà mandato alla portavoce socialista: «François Hollande ha promesso di tener conto dello “schiaffo” alle urne». Per farlo il governo Ps cambia stile. Col segretario che parla di «una nuova tappa del quinquennio» e ipotizza un esecutivo «ristretto», capace di fare sintesi. Quasi certo il cambio del premier. Ma servono argomenti che arrivino al cuore dell'opinione pubblica con l'immediatezza di un social network. Ecco allora la soluzione, il colpo d'ala, la mossa strategica secondo il primo inquilino dell'Eliseo: un governo in formato Google Plus, la piattaforma di social network in cui è possibile mettere «+1» sui temi preferiti.

Sembra questo il jolly di François Hollande, che ieri ha incaricato il segretario socialista, Harlem Désir, di elencare le priorità in vista dell'atteso rimpasto: «Più» rapidità, «più» forza, «più» coerenza e «più» giustizia sociale per lavorare alla ripresa della Francia e convincere gli elettori che i socialisti sono ancora in grado di guidare il Paese (e le città). Soprattutto, di fare quelle riforme presenti nel programma della gauche e mai attuate.
A tre giorni dalla disfatta nel voto amministrativo – che il partito riconduce unicamente alla crisi di consenso dell'esecutivo – le dichiarazioni del segretario preludono al cambio di almeno quattro o cinque ministri, già la settimana prossima. Il secondo turno, domenica, potrebbe però aggravare la disfatta; e in Rue Solferino c'è chi preme per anticipare. Hollande ieri ha fatto sapere che la linea guida dell'esecutivo post débâcle potrebbe essere all'insegna dell'abbassamento delle tasse, sostanzialmente sconfessando l'idea su cui era stato eletto: alzare le imposte ai più ricchi. Lo dice una fonte dell'Eliseo all'Afp. Ed è, guarda caso, la stessa idea che Marine Le Pen ha lanciato per le città dove vincerà, in cui ha promesso un taglio immediato alle imposte locali.

Hollande ha chiesto al governo di fare «+1», cioè di aggiungere questa priorità all'azione dei ministri. Le tasse da tagliare in qualche maniera. Per farlo serve un uomo forte alla guida dell'esecutivo. Jean-Marc Ayrault non sembra esserlo, visto che perfino alcuni membri del Ps lo hanno sconfessato pubblicamente; oltre che nelle riunioni a porte chiuse delle ultime 48 ore.
I nomi su cui puntano maggiormente i socialisti sono tre: il presidente dell'Assemblea nazionale Claude Bartolone, il capo della diplomazia Laurant Fabius, ma soprattutto il ministro dell'Interno Manuel Valls. Oppositore numero uno di Ayrault e ministro più apprezzato dai francesi. Non potendo processare politicamente la più alta carica dello Stato, il Ps se l'è presa col premier. Ayrault ha richiamato all'unità. «All'unità e all'unità». Ripetendo il concetto fino allo sfinimento col solo risultato di constatare il proprio isolamento. Non è un abile comunicatore, Ayrault: «Jean-Marc, abbiamo capito», gli avrebbe detto perfino il segretario Ps Harlèm Désir nell'incontro per rivitalizzare un Ps costretto a scendere a patti con i Verdi e con la sinistra estrema per cercare di salvare i ballottaggi.

Al secondo turno delle amministrative liste condivise – Verdi-Ps-Front de gauche – in moltissime città. Sarà il risultato che otterranno il Ps e i suoi ministri (sedici quelli candidati, alcuni con percentuali disastrose al primo turno) a definire le tappe.

Da due a cinque teste potrebbero saltare. A imbarazzare il partito anche un sondaggio secondo cui il 56% dei francesi è convinto che l'ex presidente del Fmi, Dominque Strauss-Kahn, avrebbe fatto meglio di Hollande alla presidenza.

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