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683 condannati a morte in Egitto. Tra loro anche Mohammed Badie

Colpita anche la guida dei Fratelli Musulmani. Fuorilegge il Movimento 6 aprile, al centro della protesta contro Mubarak

Parenti dei condannati protestano dopo la sentenza
Parenti dei condannati protestano dopo la sentenza

Si è concluso oggi il primo grado di giudizio contro 683 persone, accusate da un tribunale egiziano di avere fomentato gli scontri che seguirono il colpo di Stato contro Mohammed Morsi e la dispersione dei sit-in dei Fratelli Musulmani e di avere ucciso un poliziotto.

Il tribunale di Minya, città che si trova a sud del Cairo, ha deciso 683 condanne a morte, in un'udienza durata pochi minuti, e rimandato il caso davanti al Gran Muftì per il via libera. Alla più alta carica religiosa islamica in Egitto spetta per legge un parere sulla decisione, considerato però una formalità. Il 21 giugno dovrebbe arrivare il verdetto finale.

A fare le spese del provvedimento della corte centinaia di sostenitori del deposto governo, tra cui anche Mohammed Badie. Il 70enne leader dei Fratelli Musulmani era stato arrestato ad agosto al Cairo, in un giro di vite contro l'organizzazione che ha messo in manette centinaia di persone.

Lo stesso tribunale ha condannato alla pena capitale 529 sostenitori del deposto presidente Morsi a fine marzo, inviando al Gran Muftì i loro fascicoli. 492 sono state commutate in ergastolo. I legali dei 37 condannati a morte hanno già annunciato il ricorso contro la sentenza.

Mentre a Minya si decideva della sorte dei sostenitori di Mohammed Morsi, il tribunale degli Affari urgenti del Cairo ha dichiarato fuorilegge il Movimento 6 aprile, accusato di svolgere attività di spionaggio e danneggiare l'immagine del Paese.

Il gruppo ha avuto un ruolo di primo piano nella rivolta che portò alle dimissioni di Hosni Mubarak.

Il leader, Ahmed Maher, è stato condannato a dicembre a tre anni per avere organizzato una manifestazione in violazione della contestata legge anti-protesta.

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