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Europa a rischio black-out

Iea, l’Agenzia Internazionale per l’Energia, delinea un quadro a tinte fosche per il vecchio continente

Europa a rischio black-out

L’Europa è a rischio black out. Ad affermarlo è la Iea, l’Agenzia Internazionale per l’Energia, che attraverso il suo capo economista Fatih Birol delinea un quadro a tinte fosche per il vecchio continente. “Negli ultimi dieci anni il costo per produrre l'energia è raddoppiato” ha annunciato Birol, e le previsioni della Iea continuano a vedere un aumento dei costi per il futuro. A livello globale il 60% della spesa nel settore energetico sarà per l’ammodernamento degli impianti, con il restante 40 per cento investito in nuove strutture. Lo scenario peggiora se si guarda alla sola Europa, dove la spesa per ammodernare gli impianti esistenti assorbirà il 70% delle risorse. Il tallone d’Achille europeo sono le infrastrutture del sistema elettrico, che necessiterebbero di un investimento di duemila miliardi di dollari in venti anni per costruire nuovi impianti.

Condizione indispensabile “se non si vuole veder calare il buio sull’Europa” avverte il capo economista della Iea. Il nodo sono i soldi: chi li mette duemila miliardi di dollari? Secondo la Iea le imprese europee non possono permettersi questo investimento a meno che le bollette non aumentino del 20%, un rincaro che sarebbe pesantissimo per imprese e consumatori e farebbe perdere ulteriore competitività all’Europa se paragonata agli Stati Uniti, dove il costo dell’energia è nettamente più basso. “Toccherà agli Stati intervenire – sostiene Birol - per evitare che il rincaro determinato dall'esigenza di ammodernare gli impianti ricada sui consumatori. Ma se non si farà – ammonisce il capo economista della Iea - il rischio del black out elettrico in Europa sarà una realtà”. In questa situazione preoccupante l’Italia non si capisce che politica energetica intenda portare avanti.

L’opzione nucleare è stata definitivamente accantonata e le rinnovabili, forti di generosissimi sussidi, già sono in superproduzione. “Un parco rinnovabile sovradimensionato ed extra remunerato” secondo l’economista Carlo Stagnaro dell’Istituto Bruno Leoni. I grandi players italiani del settore elettrico sono quasi tutti sotto il controllo della mano pubblica: Enel e il Gestore dei Servizi Elettrici (Gse), con i loro satelliti, sono controllate dal Tesoro e Terna ha il suo azionista di maggioranza nella Cassa Depositi e Prestiti. Altre piccole reti locali sono delle ex municipalizzate “La stessa strategia energetica nazionale – scrive Stagnaro - per quel che vale, lascia poco spazio alla competizione e ritaglia un ruolo sempre più ampio alla pianificazione”.

Ma di privatizzare per lasciare più spazio al mercato e a nuovi investitori non ne parla nessuno.

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