Toccateci tutto, ma non il francese, la nostra lingua. È questo il senso delle proteste scoppiate in Francia contro il progetto di legge del governo del presidente François Hollande, che intende facilitare l'introduzione di corsi universitari in lingua inglese per rendere più appetibili gli atenei di Francia, sia per gli studenti francesi e per la loro formazione internazionale, sia per gli studenti stranieri intenzionati a frequentare le accademie di Parigi e dintorni. Un progetto che si è affacciato anche in Italia, dove in realtà già alcune università hanno preso l'iniziativa (vedi il Politecnico di Torino) e hanno introdotto negli ultimi anni lezioni ed esami nella lingua di Shakespeare. Qui come Oltralpe la reazione è stata più o meno la stessa: l'idea è già diventata terreno di durissima battaglia. Con la differenza che i puristi della lingua, all'ombra dell'Eliseo, appaiono ancora più combattivi.
L'idea proprio non piace all'Academie française, lo storico organismo per la difesa della lingua francese, che punta il dito contro «i pericoli di una misura che si presenta come un'applicazione tecnica, ma che in realtà favorisce una marginalizzazione della nostra lingua». «Siamo in guerra», attacca Claude Hagege, professore al College de France, parlando «di pulsioni autodistruttrici» e di «progetto suicida».
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