A Ginevra teatro dell'assurdoil commento 2

di Livio Caputo

È difficile immaginare una conferenza di pace che inizi sotto auspici peggiori di quella che si apre oggi sulla Siria. Non solo manca una buona parte degli attori, ma c'è ragione di pensare che anche quelli che hanno deciso di partecipare, il regime di Assad, la parte di opposizione moderata che – sotto forte pressione occidentale - non si è tirata indietro, la stessa Russia, auspichino in realtà il suo fallimento. Rischiamo perciò di assistere a una specie di teatro dell'assurdo, che potrebbe trascinarsi anche per settimane e mesi, ma che nel migliore dei casi produrrà l'apertura di qualche corridoio umanitario, qualche scambio di prigionieri, qualche temporaneo armistizio locale. Purtroppo, rispetto all'anno scorso, quando la conferenza fu programmata d'intesa tra Washington e Mosca, si sono fatti solo dei passi indietro.
1) Il regime di Assad si è rinforzato, sia sul piano militare, con la riconquista di importanti posizioni grazie all'aiuto degli Hezbollah e dell'Iran, sia su quello diplomatico, con l'accettazione dell'accordo per la distruzione del suo arsenale di armi chimiche. L'opposizione, al contrario, si è ulteriormente frazionata, con un rafforzamento delle forze estremiste legate ad Al Qaeda rispetto a quelle più moderate e legate all'Occidente. Ma anche queste ultime sono spaccate tra quelli che combattono e quelli che li rappresentano in esilio: dei 110 membri del Consiglio, solo 58 si sono pronunciati a favore di una partecipazione, e anche questi si sarebbero sfilati se, sotto la pressione dell'America Ban Ki-Moon non avesse ritirato in extremis l'invito esteso all'Iran.
2) Non c'è neppure l'ombra di un'agenda comune. L'obbiettivo, sempre più irrealistico, ma ribadito ancora ieri da Kerry, dell'Occidente è la rimozione di Assad e la sua sostituzione con un governo provvisorio che comprenda entrambe le parti in causa. Per il capo dell'opposizione filocccidentale, Ahmed el Jarba, Ginevra deve essere «il primo passaggio per liberare la Siria dall'assassino». Assad, invece, non ha alcuna intenzione di andarsene, e vuole ottenere sia il riconoscimento che egli sta combattendo contro movimenti terroristici fomentati e finanziati dall'esterno (leggi Arabia Saudita), sia l'avallo a una sua partecipazione alle evantuali prossime elezioni. Inutile dire che si tratta di posizioni inconciliabili, e difficilmente modificabili in sede di negoziato.
3) A Ginevra ci saranno due convitati di pietra, con cui bisogna fare comunque i conti: i movimenti jihadisti Al Nusra e Isis, attualmente in conflitto tra loro ma entrambi ispirati da Al Qaeda, che vogliono imporre un regime islamista basato sulla Sharia, senza diritti per le minoranze. Entrambi si sono già resi responsabili di atrocità che non hanno nulla da invidiare a quelle commesse dal regime e per giunta stanno attirando combattenti sia dall'Europa, sia dall'America, che tornando a casa diventeranno una minaccia terroristica. Qualunque sia l'esito della conferenza loro continueranno la guerra.
4) Nessuno degli sponsor è in grado di esercitare efficaci pressioni sui contendenti.

L'America non vuole saperne di un coinvolgimento più diretto nel conflitto e per la Russia Assad, con tutte le sue colpe, rappresenta ancora la soluzione migliore. Non c'è da stupirsi che perfino Washington preveda, senza mezze parole, «trattative
lunghe, esasperanti e incerte».

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