Hollande e Sarkozy in guerra per Primo maggio e Le Pen

Hollande e Sarkozy in guerra per Primo maggio e Le Pen

ParigiFesta del lavoro o festa della politica? Il primo maggio francese, a sei giorni dal secondo turno presidenziale, si tinge di colori e vessilli di partito. Non solo di rosso. La decisione di Marine Le Pen di appoggiare o no Sarkozy, prevista per domani, indicherà forse in anticipo il nuovo inquilino dell’Eliseo. «Voglio ascoltare cosa ha da dire il presidente uscente, prima di decidere», ha spiegato la leader del Front National. Per lei, c’è la consueta marcia in onore di Giovanna D’Arco in programma il 1° maggio a Parigi. E, più che un comizio, ci si aspetta un’indicazione di voto.
Il suo 17,9 per cento registrato il 22 aprile alle urne attende impaziente. Come pure i principali partiti, Ps e Ump. L’elettorato frontista è infatti ancora diviso: il 20% è pronto a votare Hollande, il 45% sarebbe orientato sul presidente uscente. Nicolas Sarkozy è in recupero: due punti in una settimana lo hanno portato al 46%. Mentre François Hollande, al 54, ieri galvanizzava i ventiduemila sostenitori nel suo comizio parigino, a Bercy, anche grazie al carisma di Najat Vallaud-Belkacem, la 34enne rivelazione di questa campagna. Sua portavoce e nuova Marianne socialista.
L’obiettivo dei due sfidanti è di promuovere una diversa commemorazione in onore dei lavoratori. Dicono entrambi: per unire i francesi attorno a questo grande tema. Ma Sarkò è già riuscito nel suo intento: rimettere il lavoro al centro del dibattito. E sfruttarlo, per colmare il gap che lo divide dal socialista, rilanciando la questione dell’assistenzialismo come materia da ripensare.
Il candidato della destra, parlando di «vero lavoro», espressione prima ricalibrata e poi smentita in diretta tv, voleva suscitare polemiche utili alla campagna. Ci è riuscito al punto che anche Hollande, ieri, accusava Sarkozy di pregiudizi: «Io parlo a tutti gli elettori, non faccio distinzioni come chi accusa i poveri di essere degli assistiti». Si annunciano dunque numeri da record per il raduno Ump domani ai piedi della Tour Eiffel, simbolo della Francia nel mondo, scelto da Sarkò per ribadire il suo progetto-slogan. Quello di una «Francia forte». Una festa del lavoro «di tutti i francesi», per rimarcare l’importanza di essere uniti attorno al tema.
L’iniziativa ha scatenato le ire di alcuni sindacati, che il 1° maggio avevano già programmato di scendere in piazza per denunciare le politiche di austerità «imposte» dall’Ue: «I dipendenti non devono pagare con i loro stipendi i costi di una crisi di cui non sono responsabili». Più o meno le parole pronunciate da Hollande nei comizi contro il ridimensionamento dei salari. Sarkozy, giocando sul fatto di essere sì candidato, ma ancora presidente della Repubblica, ha invece messo in piedi un raduno aperto a tutti (ben orchestrato e promosso dal suo partito): «Perché i socialisti non hanno il monopolio sul 1° maggio - attacca - Hollande sfilerà dietro le bandiere rosse del CGT».
Il secondo obiettivo di questi ultimi giorni è di abbracciare quanti più moderati possibile. Per vincere Sarkozy ha bisogno anche di una parte dei voti di François Bayrou (9,1% spacchettato fra astensionisti, pro e contro Sarkò). Anche il centrista non ha sciolto la riserva. Attenderà il faccia a faccia tv fra i due candidati. L’unico previsto, il 2 maggio, dopo il rifiuto di Hollande di dibattere in tre step con l'avversario, in radio e su piccolo schermo. Gli indecisi sono circa il 28 per cento. Tirati per la giacchetta da una parte e dall’altra.

Anche ieri la parola più usata dagli sfidanti - Sarkozy parlava a Tolosa - è stata «rassembler». Ma unire demonizzando l’avversario, come stanno facendo Hollande e Sarkozy, spiega un dirigente centrista, invoglia all'astensione.
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