È il socialista François Hollande il vincitore del primo turno delle elezioni francesi. Ha ottenuto tra il 28 e il 29% delle preferenze. Nicolas Sarkozy resta indietro, con il 25-27% dei voti.
Il risultato mostra un malcontento tra l’elettorato nei confronti del presidente, il primo a perdere una rielezione al primo turno dal 1958. Al terzo posto, con una percentuale da record, superiore al risultato storico del padre, nel 2002, c’è Marine Le Pen. Il leader della destra radicale del Fronte nazionale ha sfiorato il 20%. La percentuale influenzerà il ballottaggio del 6 maggio. È un risultato importante per Le Pen e racconta come Sarkozy non sia riuscito ad attrarre il voto della destra più radicale nonostante il suo insistere sui temi dell’immigrazione, dell’identità, dell’ordine pubblico. La rivelazione della campagna, il volto della sinistra più radicale, Jean-Luc Mélenchon, ha ottenuto circa il 10%, sorpassando il centrista François Bayrou.
Il segretario del partito socialista, Martine Aubry, si è felicitata «con i francesi per la fiducia che hanno riposto» in Hollande. È la prima volta nell storia della V Repubblica, ha detto, che un candidato batte al primo turno il presidente uscente: «Un terribile voto di sfiducia» per Sarkozy.
A destra, il segretario dell’Ump, partito di Sarkozy, Jean-François Copé ha detto che la grande mobilitazione è la prova di una difficile situazione di crisi in Europa. Contro le previsioni di tutti i sondaggi, infatti, l’affluenza alle urne ieri in Francia è stata da record: quasi l’80% dei 44 milioni di elettori ha votato. Il dato è minore rispetto a quello del 2007, ma è il secondo più alto dal 1981.
La campagna elettorale è ricominciata subito. Nicolas Sarkozy ieri sera ha lanciato una sfida a François Hollande: tre dibattiti televisivi faccia a faccia prima del ballottaggio. Il presidente ha subito guardato verso la destra più radicale, per attrarre chi ha votato Marine Le Pen: conosco le angosce e le sofferenze dei francesi, ha detto focalizzando il suo discorso sul contenimento dell’immigrazione, sulla difesa dell’identità nazionale e dello stile di vita francesi.
Hollande ha rifiutato la proposta dei dibattiti televisivi, e davanti ai suoi sostenitori ha parlato di cambiamento, dichiarando di essere il candidato di tutti i francesi che vogliono chiudere una pagina. Con poco meno di tre punti di differenza, «nulla è ancora detto», ha detto Alain Juppé. Il ministro degli Esteri ha parlato di un buon risultato per Sarkozy: «Ha resistito fino a questo punto, mentre in molti altri Paesi europei governi e poteri sono stati destabilizzati» nei mesi della crisi economica. E la campagna elettorale francese si è giocata soprattutto su temi economici, in un momento in cui la crescita in Francia è debole e la disoccupazione e al 10%, il dato più alto negli ultimi 12 anni. Gran parte degli elettori pensano che il governo di Sarkozy sia responsabile per le attuali difficoltà e il voto presidenziale è diventato un referendum sui suoi cinque anni all’Eliseo.
«Abbiamo 15 giorni per unire la Francia forte attorno a Sarkozy», ha scritto su Twitter Nathalie Kosciusko-Morizet, portavoce del presidente. In 15 giorni, Sarkozy deve lavorare per non diventare il primo presidente in 30 anni a perdere una rielezione, dopo Valéry Giscard D’Estaing, che perse nel 1981 dopo un solo mandato contro François Mitterrand. I sondaggi per il secondo turno danno Hollande favorito con almeno cinque punti di vantaggio. Il Wall Street Journal ha pubblicato i dati delle ultime elezioni per dimostrare come non è detto che chi conquista un buon risultato al primo turno entri all’Eliseo: nel 1974, per esempio, Mitterrand ottenne il 43% contro il 33% di Giscard d’Estaing, che però fu eletto al ballottaggio.
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