A Hollywood, i comunisti mancano da morire. Erano nemici perfetti. Gelidi, spietati, efficienti come automi. Ma anche grotteschi grazie all'accento, ai colbacchi e agli abiti di terza mano. La bandiera rossa al Cremlino toglieva le castagne dal fuoco agli sceneggiatori perché l'argomento «guerra fredda» si prestava a essere declinata in ogni modo. I classici non si contano, si va dallo spionaggio di Intrigo a Stoccolma (1963) di Mark Robson fino al sarcasmo paranoico de Il dottor Stranamore (1964) di Stanley Kubrick. Con tutto quello che si possa immaginare tra questi due estremi. L'epoca d'oro della propaganda di celluloide è arrivata quando ormai si respirava l'aria della vittoria sul nemico. Nel 1984, alcuni eroici partigiani, in Alba Rossa di John Milius, respingevano l'invasione degli Usa ordita da truppe sovietiche, cubane e nicaraguensi. Nel 1985, Rocky tornava sul ring per la quarta volta al fine di spiezzare in due Ivan Drago. Nel 1988, Rambo andava in Afghanistan e sbriciolava l'Armata Rossa, con l'aiuto dei mujaheddin. Insomma era una pacchia. Poi venne la caduta del Muro. Sembrava brutto, oltre che insensato, tirare fuori dalla naftalina l'ennesimo agente del Kgb. Meglio non scoraggiare l'incerta transizione della Russia verso un mondo nuovo, forse addirittura democratico. Nel frattempo, nella realtà, si facevano avanti altri nemici: i terroristi islamici. Ma, come abbiamo visto in questi anni, ogni film sul tema incappa regolarmente in polemiche all'insegna del politicamente corretto. Sono ancora freschi nella memoria i casi della serie tv Homeland e di Zero Dark Thirty, il film di Kathryn Bigelow. A un certo punto, qualcuno a Hollywood deve aver pensato: ridateci i comunisti. O almeno la mafia russa, gli oligarchi, gli ex militari. Piano piano, ecco il ritorno dei cattivi perfetti. Ad aprire la strada ci hanno pensato alcuni videogiochi, tipo Call fo Duty: Modern Warfare 2, pieno zeppo di ultranazionalisti russi da sterminare, immediatamente contestato a Mosca. Poi nei film hanno iniziato a (ri)apparire cittadini dell'ex Unione Sovietica spesso nei panni di mafiosi o trafficanti d'armi. Quindi, con La Talpa, magnifico film di spionaggio del 2011 diretto da Tomas Alfredson, siamo tornati ai tempi della cortina di ferro, magistralmente raccontati per oltre quarant'anni dall'inglese John Le Carré, autore proprio del romanzo da cui è tratta la pellicola. Bruce Willis, in A Good Day to Die Hard, è andato in trasferta a Mosca per dare una mano al figlio ingiustamente incarcerato e, già che c'è, massacrare un bel po' di russi corrotti. Nel prossimo capitolo delle infinite avventure di Jack Ryan, intitolato L'iniziazione e firmato da Kenneth Branagh, il protagonista, interpretato da Chris Pine, deve sventare un attentato terroristico ordito da un miliardario russo per rovinare l'economia statunitense. Il film, in uscita il 20 marzo, è il reboot della saga ispirata ai romanzi di Tom Clancy, tra cui vi sono classici dell'epoca della Guerra fredda come La grande fuga dell'Ottobre Rosso (adattato per il cinema come Caccia a Ottobre Rosso diretto da John McTiernan).
In tv, in onda in queste settimane, c'è invece The Americans, serie ambientata negli anni Ottanta. Racconta le vicende di Phillip ed Elizabeth Jennings, una tranquilla coppia di patrioti americani. Solo all'apparenza. Perché in realtà sono entrambi agenti del Kgb sotto copertura...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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