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I marò liberi su cauzione Chiesti 286mila euro Terzi: "Nessun trionfalismo"

Fra le condizioni poste per il rilascio c'è il deposito di dieci milioni di rupie (143.000 euro) e la designazione di due garanti indiani. I marò dovranno restare in India

I marò liberi su cauzione Chiesti 286mila euro Terzi: "Nessun trionfalismo"

Finalmente fuori dalla prigione. L’Alta Corte del Kerala, nel sud dell’India, ha detto sì alla richiesta di libertà dietro cauzione avanzata dai due marò, Massimiliano LaTorre e Salvatore Girone, arrestati con l’accusa di aver ucciso due pescatori.

L'Allta Corte ha concesso il "bail" (libertà dietro cauzione in cambio di precise garanzie sulla presenza dei due marò). Consultato dall’Ansa, il console generale Giampaolo Cutillo che coordina il team italiano in Kerala ha confermato che "questo sembra essere l’orientamento, ma che ancora non abbiamo in mano l’ordinanza firmata dal giudice".

Secondo la tv indiana, fra le condizioni poste per il rilascio c'è il deposito di dieci milioni di rupie (143.000 euro) per ciascun marò e la designazione per loro di due garanti indiani. Inoltre, Latorre e Girone non dovranno lasciare il Kerala per essere disponibili per il processo.

Latorre e Girone dovrebbero lasciare il carcere già oggi pomeriggio e dovrebbero rimanere in India, ospiti dell’ambasciata italiana a Nuova Delhi. Sostenendo la richiesta di concessione della libertà dietro cauzione, i legali dei marò avevano assicurato che gli imputati "non avrebbero abbandonato il paese, né cercato di manomettere le prove o di intimidire i testimoni".

Durante l’udienza odierna, i rappresentanti legali dello Stato del Kerala hanno accettato di rinunciare ad utilizzare per l’accusa nei confronti dei due marò gli argomenti contenuti nel cosiddetto "Sua Act" (Suppression of Unlawful Acts against the Safety of Maritime Navigation, 1988) per il contrasto del terrorismo internazionale.

"Non c’è alcun motivo di trionfalismo", ha sostenuto il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, aggiungendo che "stiamo continuando a subire un torto pesante per tutto quello che è avvenuto e si sta continuando a violare la giurisdizione esclusiva dell’Italia su militari italiani e su navi battenti bandiera italiana, oltre che sulla condizione di questi militari".

Per questo, ha concluso Terzi, "la nostra richiesta di restituzione immediata dei nostri militari è sempre più forte e vibrante quale che sia il percorso dell’iter giudiziario che sta avendo luogo a livello dello stato e a livello, per alcuni aspetti della vicenda, della Corte suprema federale indiana".

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