I turchi scambiano migranti con visti Ue

Ankara si riprenderà i clandestini transitati sul proprio territorio. L'obiettivo: ingressi più facili per i suoi cittadini

 Aydan Ozoguz, 46 anni, figlia di turchi emigrati, è la nuova ministra all'Integrazio-ne in Germania, dopo l'accordo tra la Cdu-Csu della Cancelliera e l'Spd di cui la ministra fa parte
Aydan Ozoguz, 46 anni, figlia di turchi emigrati, è la nuova ministra all'Integrazio-ne in Germania, dopo l'accordo tra la Cdu-Csu della Cancelliera e l'Spd di cui la ministra fa parte

Un passo in avanti e tre indietro. Da un lato fra Ue e Turchia si registra la riapertura del negoziato sulla liberalizzazione dei visti, con l'accordo di riammissione degli immigrati irregolari siglato dal commissario europeo agli Affari interni, Cecilia Malmstrom, propedeutico all'abolizione dei visti d'ingresso nell'area Schengen per i cittadini turchi e soprattutto tappa di avvicinamento all'ingresso di Ankara in Europa. Ma dall'altro non cessano le regressioni «culturali» del Paese con, per la prima volta in 90 anni di storia, una deputata che, velata, ha preso la parola nel parlamento monocamerale turco, con le continue provocazioni di Erdogan contro Cipro, con il no del tribunale turco alla richiesta di liberazione di due deputati del partito curdo legale Bdp in carcere preventivo da tre anni. Altro che europeizzazione turca.

Dopo l'annuncio dello scorso 4 dicembre, ecco ieri la firma dell'accordo definito dal ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, «un passo storico per l'Unione europea e la Turchia», sottolineando l'auspicio che «in al massimo tre anni e mezzo, ma speriamo anche in meno tempo, i cittadini turchi riusciranno a viaggiare liberamente nell'Ue». Fonti di Bruxelles sostengono che il governo turco avrebbe dato il nulla osta alla firma dell'accordo in cambio di rassicurazioni ad hoc sui progressi nel processo di liberalizzazione dei visti. Ovvero Ankara sarebbe autorizzata a bloccare la ratifica dell'accordo se non ci fosse l'ok dell'Ue alla libera circolazione dei cittadini turchi nell'area Schengen. L'accordo firmato per la Turchia dai ministri degli Esteri Ahmet Davutoglu, degli Interni Muammer Huler e degli Affari europei Egemen Bagis, e per la Commissione europea dalla commissaria agli Affari interni Cecilia Malmstrom, sarà in vigore non prima del 2017, un lasso di tempo utile, negli auspici di Ankara, al fine di riannodare i fili dell'integrazione europea.

Ma di contro proprio il Paese che dal 2005 chiede asilo al vecchio continente non cessa di caratterizzarsi per derive non proprio democratiche e inclusive. Come il caso di Canan Candemir Cankilik, deputata di Bursa del partito islamico Akp di Erdogan che, per la prima volta in 90 anni, velata, ha preso la parola dalla tribuna della Grande Assemblea di Ankara, in quella che l'opposizione laica ha definito «una reislamizzazione accelerata». In occasione del dibattito sul bilancio 2014 è intervenuta con il capo avvolto nel turban: non succedeva dal 1923, da quando Ataturk impose una rigida separazione fra stato e religione. E ancora, i dissidi mai sopiti con Cipro, invasa dal 1974 con 50mila militari turchi e con il leader in persona Erdogan che nei giorni scorsi, sprezzante nei confronti di uno Stato membro e della comunità internazionale, ha dichiarato pubblicamente che «Cipro non esiste». Inoltre la Turchia mai ha visto di buon occhio gli accordi per lo sfruttamento del gas che proprio Nicosia ha concluso con Tel Aviv, arrivando anche a minacciare tutte le imprese che volessero partecipare ai lavori di indagini sottomarine o costruzione di piattaforme.

Non solo: un tribunale turco ha respinto la richiesta di liberazione di due deputati del partito curdo legale Bdp in carcere preventivo da tre anni per presunti legami con il Pkk, con la reazione sdegnata dei dirigenti curdi, che parlano di «scandalo legale» oltre che di «persecuzione politica». Infine una banca turca ha lanciato una nuova carta di credito con una bussola digitale che indica sempre la direzione della Mecca. Ce ne sarebbe abbastanza per procedere con maggiore cautela.

twitter @FDepalo

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