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India, voto trappola per i marò Favorito Modi "l'anti italiano"

Probabile la vittoria del leader nazionalista che strumentalizza la vicenda della Lexie per attaccare politicamente Sonia Gandhi

India, voto trappola per i marò Favorito Modi "l'anti italiano"

Le cifre, da sole, fanno girare la testa: 815 milioni di elettori, 543 collegi uninominali con un milione e mezzo di aventi diritto ciascuno, 50 città con più di un milione di abitanti. Sono le elezioni indiane, che cominciano oggi e durano fino al 12 maggio e che, per un (brutto) scherzo del destino, avranno una profonda influenza sulla sorte dei nostri due marò trattenuti a New Delhi da ormai oltre due anni. Ci sono infatti eccellenti probabilità che a vincere sia il partito nazionalista hindu Barahatiya Janata (BJP) guidato da Narendra Modi, che si è sempre schierato per un trattamento severo di Girone e Latorre, accusando velatamente (e ingiustamente) la presidente del Partito del Congresso, Sonia Gandhi, ragazza piemontese diventata nuora di Indira e oggi madre del candidato primo ministro Rahul, di favorire i suoi ex connazionali.
Si parla spesso dell'India come della più grande democrazia del mondo, e sul piano formale è vero. Dopo l'indipendenza conseguita nel 1947, il Paese ha adottato il sistema elettorale britannico e gli è sempre rimasto fedele, sia a livello nazionale (in Parlamento si parla ancora l'inglese, perché è l'unica lingua che accomuna gli innumerevoli gruppi etnici), sia a quello delle 28 regioni. Ma, almeno fino adesso, si è trattato anche di una democrazia sui generis: la compravendita di voti, soprattutto nelle campagne in cui vive ancora quasi mezzo miliardo di analfabeti, magari muniti di telefonini e di televisori, ma del tutto digiuni di politica e pronti a cedere i loro suffragi, anche in blocco, al miglior offerente, era all'ordine del giorno e non veniva neppure perseguita. La burocrazia è una delle più corrotte e inefficienti del pianeta, leggi e regolamenti sono ancora più bizantini dei nostri e spaventose differenze sociali permangono tra i miliardari di Mumbai e il milione e forse più di persone che vivono raccogliendo quanto di utile rimane nelle discariche. Ma bisogna anche riconoscere che da qualche anno, cioè da quando l'economia ha cominciato a progredire (ma da un tasso di sviluppo annuo dell'8,5% nella prima decade del millennio si è scesi al 5%), 140 milioni di persone sono uscite dalla povertà ed è nata una borghesia urbana più acculturata, le cose hanno cominciato a cambiare.
Il segno più vistoso del cambiamento è la grave crisi del Partito del Congresso, identificato con la dinastia Nehru, che con una sola interruzione tra il 1999 e il 2004 è alla guida del Paese da 70 anni, e la parallela ascesa di Narendra Modi, sessantaquattrenne governatore del Gujarat, la regione più ricca e progredita del subcontinente, a nord di Mumbai. Il suo BJP, che oggi conta 116 seggi, li dovrebbe almeno raddoppiare, e poi cercare i voti mancanti per la maggioranza in Parlamento negli otto partiti regionali che si spartiscono circa 200 deputati. Modi, tuttavia, è un uomo molto discusso: di umili origini, brusco e un po' fanatico, ha sulla coscienza gli scontri etnici che insanguinarono la sua regione undici anni fa e che costarono la vita a oltre mille musulmani. Per quanto abbia attenuato il suo nazionalismo, la minoranza islamica (120 milioni) continua a temerlo e ci si domanda come si rapporterà con l'eterno nemico Pakistan, cui continua a rinfacciare il sanguinoso raid di una organizzazione terroristica islamista contro Mumbai nel 2008. Affascinati dal suo dinamismo liberista e dalla sua capacità di riformatore, a spingerlo sono soprattutto gli imprenditori, i commercianti e i giovani (metà della popolazione ha meno di 26 anni) in cerca di un lavoro più remunerativo e dignitoso di quello dei loro padri. L'elettorato chiede anche più rigore, tanto che la recente introduzione della pena di morte per stupro, dopo una serie di casi che hanno destato grande clamore, è stata accolta con favore non solo dalle donne.
I risultati si conosceranno solo a fine maggio, a processo completato. L'augurio è non solo che tutto si svolga nell'ordine, ma anche che, una volta passata la febbre elettorale, anche la questione dei marò trovi una soluzione.

Oggi il clima è così teso, che per il banale affare di una viceconsole arrestata a New York perché aveva fatto arrivare una colf con documenti falsi, New Delhi è entrata perfino in conflitto con gli Stati Uniti.

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