Israele si prepara all'invasione e riapre i bunker a Tel Aviv

Migliaia di soldati si muovono verso Sud, blindati trasportati al confine con Gaza. Il governo vuole richiamare 75mila riservisti

Sud d'Israele (confine con Gaza) - L'esercito israeliano ieri ha iniziato a mettere le basi per un'incursione di terra nella Striscia di Gaza. In queste ore stanno convergendo verso il Sud, nell'area vicino al confine con il piccolo territorio palestinese che ieri sera è stata dichiarata zona militare chiusa, i riservisti richiamati dall'esercito - 16mila - veicoli e truppe. Lungo le strade nel meridione del Paese, decine di soldati in divisa aspettano alle fermate degli autobus, i blindati sono trasportati verso il confine. In queste ore sarebbe cambiata anche la natura dei raid sulla Striscia: gli attacchi aerei sarebbero anche mirati ad aprire corridoi per un eventuale ingresso della fanteria. Il governo ha già autorizzato la mobilitazione di 75mila riservisti. Al Giornale, il colonnello Avital Leibovich, portavoce militare, spiega che tutte le opzioni sono sul tavolo, anche un'incursione all'interno della Striscia. Fino a oggi, l'operazione israeliana Pilastro di Difesa è stata condotta con aerei ed elicotteri da guerra, navi a largo della costa, con l'artiglieria posizionata fuori da Gaza.

Dall'inizio dell'operazione, i raid israeliani hanno colpito 500 obiettivi militari, 250 soltanto nella notte tra giovedì e venerdì. Gli attacchi israeliani si sono intensificati dopo che un razzo per la prima volta in vent'anni ha sfiorato la città di Tel Aviv, cadendo in mare e non facendo vittime. E a Tel Aviv anche ieri hanno suonato le sirene, un altro razzo è esploso in mare. Non ha fatto danni anche il missile caduto a pochi chilometri da Gerusalemme. Per i gruppi radicali palestinesi si tratta però di colpi senza precedenti, che aumentano lo stato di terrore nella popolazione. Sono stati riaperti i rifugi e i bunker a Tel Aviv. Erano pronti da tempo, non per un attacco da Gaza ma per l'eventualità di un'aggressione dall'Iran. Il più moderno si trova all'interno del parcheggio di un teatro, sotto la pavimentazione di una bella piazza, tra aiuole e caffè. Ieri ad Ashdod, cittadina costiera del Sud, centri commerciali e mercati erano chiusi, le serrande abbassate, in strada soltanto poche automobili, nessun passante.

Le sirene hanno suonato diverse volte qui come in tante altre cittadine dell'area. Doveva essere una giornata di tregua quella di ieri, almeno in mattinata quando il premier egiziano Kandil ha visitato per poche ore Gaza, inviato dal presidente Morsi che ieri ha usato toni pesanti contro Israele. Mercoledì l'Egitto aveva già richiamato il proprio ambasciatore. Ieri però c'era la speranza che la visita di Kandil potesse portare a una mediazione. Il premier israeliano Netanyahu aveva annunciato un arresto degli attacchi durante la sua visita a condizione che i lanci di razzi da Gaza si arrestassero. I lanci sono andati avanti. Fonti vicine a Hamas sostengono che anche Israele avrebbe portato a termine raid durante la visita. Resta il fatto che in serata sul confine erano forti i rumori delle esplosioni, e la voce delle sirene che indicano attacchi missilistici da Gaza. Un medico dell'ospedale Shifa di Gaza al telefono ha detto che il numero dei morti palestinesi - tra cui ci sono civili - è salito a 24; mentre è stato ucciso un altro leader dell'ala militare di Hamas, Ahmed Abu Jalal.

Giovedì, tre persone sono morte quando un edificio è stato colpito nel Sud d'Israele.
E ieri ha parlato il rais dell'Autorità palestinese Abu Mazen: dalla Cisgiordania ha detto che «è tempo di ricucire», aprendo così ai rivali di Hamas.

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