L’India non ci sta: sui marò non ci pieghiamo all’Italia

Il responsabile della Difesa di New Delhi non chiarisce: "Il caso procede nella giusta direzione"

L’India non ci sta: sui marò  non ci pieghiamo all’Italia

La visita in India del ministro degli Esteri, Giulio Terzi, difficilmente sbloccherà la situazione dei marò ancora agli arresti con l'accusa di aver ucciso due pescatori in servizio anti pirateria. Non a caso il ministro della Difesa indiano, alla vigilia dell'arrivo del rappresentante della nostra diplomazia, previsto per oggi, ha messo le mani avanti. «Il caso sta procedendo nella giusta direzione e non abbiamo intenzione di cedere alle pressioni dell'Italia» ha dichiarato A.K. Antony in riferimento ai marò. Il ministro, citato dal sito della Bbc, sostiene che «la magistratura indiana è indipendente. (Gli italiani) possono tranquillamente aspettarsi un processo giusto ed equo». Il titolare della Difesa aveva incontrato domenica i parenti dei due pescatori uccisi al largo delle coste indiane. Originario del Kerala, dove i marò sono agli arresti, ha iniziato la sua carriera politica proprio in questo stato dell'India sud occidentale. Per questo motivo non stupiscono le lodi del ministro al governo locale che «finora ha gestito il caso con forza e autorevolezza». Antony ribadisce che l'esecutivo del Kerala «gode del nostro pieno appoggio per andare avanti».
Le elezioni locali del 17 marzo giocano un ruolo nefasto nella vicenda. Nel Kerala è al potere il partito del Congresso guidato da Sonia Gandhi, spesso chiamata con disprezzo dai suoi detrattori «l'italiana» per le origini venete. L'opposizione è divisa dalla maggioranza da un pugno di seggi e nel voto la situazione potrebbe ribaltarsi. Oggi a New Delhi il ministro Terzi incontrerà il collega indiano Krishna. La visita dura un giorno e circolava l'indiscrezione che il responsabile della diplomazia italiana fosse volato anche a Kochi dove sono trattenuti i marò. Ieri l'ufficio stampa della Farnesina ha fatto sapere al Giornale che «non è in scaletta». A Kochi tiene le posizioni il sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura: «Siamo in contatto continuo con i nostri marò, non li lasceremo mai. Loro sono fermi, dignitosi e calmi». Speriamo che sia veramente così, anche se l'impressione, soprattutto fra i militari, è di aver già calato abbastanza le brache. «I prossimi giorni saranno cruciali - ha sottolineato De Mistura - sia sul fronte delle indagini che del ricorso all'Alta corte del Kerala».

Oggi, sciopero generale permettendo, la magistratura locale dovrebbe esaminare l'istanza italiana per far tornare a casa Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. L'incidente è avvenuto al di fuori delle acque territoriali indiane. Il servizio anti pirateria è previsto da una convenzione dell'Onu. Per questi motivi i marò «possono essere solo processati da un tribunale militare in Italia».

La vera svolta, che dovrebbe avvenire entro la settimana, riguarda la perizia balistica sui colpi che hanno centrato i pescatori e quelli delle armi dei marò sequestrate a bordo della petroliera italiana «Enrica Lexie». Gli indiani sostenevano che contro il peschereccio delle vittime sono stati sparati una sessantina di colpi, ma adesso, controllando i caricatori, si sono resi conto che sono solo 24. Dalla polizia di Kochi era trapelata la notizia, non ufficiale, che il calibro dei proiettili assassini fosse di 0,54 pollici, ovvero 13,7 millimetri. Con questo calibro esiste solo un fucile ad avancarica austriaco del 1854. Forse si tratta di proiettili di 12,7 millimetri di mitragliatrici pesanti comuni. Peccato che sia un calibro nettamente superiore rispetto al 5,56 Nato delle Minimi e dei fucili mitragliatori Beretta AR 70/90 sequestrati ai marò. Alla perizia balistica stanno partecipando anche due carabinieri del Ris.

Nel frattempo è stato prorogato di 24 ore il fermo nel porto di Kochi della petroliera con 4 marò ancora a bordo e altrettanti membri italiani dell'equipaggio. La nave doveva già spostarsi al largo.

Secondo il Times of India i fucilieri di marina imbarcati sono Renato Volgina, Antonio Fontana, Alessandro Conte e Massimo Andronico. «Siamo preoccupati per i nostri compagni - avrebbe detto uno dei marò -. Ci auguriamo che la questione venga risolta al più presto e che possano tornare ad unirsi a noi».

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