«Vogliamo sostenere il processo democratico in Egitto e la democrazia ma è il popolo egiziano che prende le decisioni». Parola del segretario di Stato Usa Hillary Clinton che in Egitto cerca una Primavera che finora non c'è. Incontra però il presidente Mohamed Morsi. E qualche motivo di soddisfazione lo trova: «L'Egitto è uno Stato pioniere nella regione» si dice convinta, aggiungendo di avere accolto con favore l'impegno di Morsi «ad essere presidente di tutti gli egiziani». Ma non basta: «Vogliamo stabilire la pace e avere uno Stato israeliano e uno palestinese». Gli Usa sostengono «la piena transizione verso un governo civile, ma la democrazia è dura», i militari in Egitto, al contrario di quello che sta avvenendo in Siria, hanno protetto la rivoluzione e sostenuto il processo elettorale. «Ma c'e ancora molto da fare», ha detto, riferendosi alle disputa sul Parlamento e sulla costituzione, che va risolta «fra egiziani». «Noi sosteniamo il ritorno dei militari al loro ruolo puramente di sicurezza», ha sottolineato. Pieno sostegno dunque al governo eletto democraticamente «gli Stati Uniti vogliono aiutare l'esecutivo affinché abbia successo», spetta comunque agli egiziani decidere la strada da percorrere, ma ciò «richiede dialogo e compromesso».
Il presidente egiziano Mohamed Morsi ha voluto comunque rassicurare il Segretario di Stato americano spiegando che l'Egitto «rispetta tutti gli accordi firmati che mirano ad assicurare la pace globale». E il ministro degli Esteri egiziano Mohamed Amr ha sottolineato come l'accordo di pace con Israele abbia «evitato la guerra per tre decenni».
Gli «interessi strategici» che Egitto e Stati Uniti hanno in comune sono molti di più delle differenze. Il Segretario di Stato Usa incontrerà anche il generale Hussein Tantawi, che ha guidato il Paese dopo la caduta dell'ex Presidente Hosni Mubarak, così come attiviste e leader copti.
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