L'Egitto va al ballattaggio: la "ruota di scorta" vince per i Fratelli Musulmani

Morsy, oscuro ingegnere, ha sostituito in corsa il politico favorito nei sondaggi: è primo. Il premier di Mubarak baluardo anti-fanatici

L'Egitto va al ballattaggio: la "ruota di scorta" vince per i Fratelli Musulmani

In Egitto lo avevano soprannominato estebn, la ruota di scorta. Mohammed Morsy, l'uomo che a giugno andrà al ballottaggio per la presidenza egiziana contro l'ex premier Ahmed Shafiq, è infatti la seconda scelta del partito Giustizia e Libertà, espressione politica dei Fratelli musulmani. La campagna elettorale della Fratellanza è iniziata con qualche giorno di ritardo, a causa dall'eliminazione dalla gara di Khairat El-Shater, ricco uomo di affari che avrebbe dovuto essere il volto della corsa islamista alla presidenza. A Morsy, grigio ingegnere di 60 anni, con un dottorato ottenuto in California, mancano il carisma e l'eloquenza del collega. Era partito indietro in campagna elettorale. La potente macchina organizzativa dei Fratelli musulmani, però, ha ancora una volta dimostrato all'Egitto quale sia la più robusta forza politica del Paese.
Il candidato Morsy è figlio di contadini della regione di Sharkia, nel Delta del Nilo. Durante la campagna elettorale ha viaggiato ovunque nel Paese, parlato a contadini, operai e ricchi professionisti delle città. E poco importa se non è il miglior oratore a disposizione. La macchina del movimento, oliata da decenni all'opposizione, ha saputo sostenere un candidato considerato debole, spingendolo al ballottaggio. Ai comizi elettorali di Morsy, al Cairo, c'era un'atmosfera tra la fiera di paese, il concerto rock, la partita di calcio e la preghiera di massa. Nell'ultimo giorno di campagna elettorale, il partito Giustizia e Libertà ha radunato migliaia di sostenitori nel cuore della capitale. Il discorso del candidato è stato ritrasmesso in tutte le piazze del Paese. Sotto un palco gigantesco, un gruppo di giovani scalmanati, gli ultras El Nahdawy - da nahda, rinascita, parola chiave della campagna - ha cantato cori da stadio. All'ingresso di Morsy sono partiti anche i fuochi d'artificio. Il Corano, Allah, la legge islamica sono stati i temi di ogni raduno, intervallato da momenti di preghiera collettiva.
Da quando la rivoluzione ha permesso ai Fratelli musulmani di lavorare alla luce del sole - l'organizzazione era bandita sotto il regime - il movimento ha 80 uffici al Cairo. Nella sola capitale lavorano 25mila volontari. Il movimento ha una rete politica e sociale capillare, forte su tutto il territorio. «Siamo un movimento religioso, una compagnia economica, una scuola, un club sportivo. Siamo un'istituzione», ha detto al Giornale nei giorni prima del voto Yahyia Hamad, portavoce della campagna di Morsy. È questa la forza del candidato Morsy, «la ruota di scorta». Nasreen Yussri, giovane volontaria nella campagna, velo rosso e bianco con i colori del candidato, spiega che poca è la differenza tra Morsy e la prima scelta della Fratellanza, El-Shater, perché «l'importante non è il candidato, ma il progetto». È proprio il progetto, quello islamico di cui parla la campagna di Morsy, a spaventare ora la minoranza cristiana del Paese, i laici e i moderati e anche l'esercito che governa l'Egitto. Una vittoria di Morsy consoliderebbe il potere degli islamisti: con i salafiti, i Fratelli musulmani controllano già il 70% del Parlamento. L'esercito - che nell'era del regime ha sempre arginato gli islamisti - farebbe fatica ad accettare una presidenza di Morsy. I Fratelli musulmani, dall'altra parte, hanno dichiarato che non tollereranno alcun ruolo politico dei generali.

I militari hanno promesso di ritirarsi nelle caserme dopo il voto, ma pochi dubitano della loro volontà di mantenere il controllo della politica del Paese, soprattutto nell'eventualità di una vittoria islamista. Per molti osservatori, con un successo di Morsy lo scontro tra poteri sarebbe inevitabile.

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