Gli ingredienti per un successo a Hollywood ci sono tutti: la professoressa coscienziosa, i turpi burocrati, la rivolta dei colleghi e degli studenti, il lieto fine. E chissà che la storia di Teresa Sullivan non finisca davvero sul grande schermo. La scena vista ieri davanti alluniversità della Virginia è senzaltro da film: la presidentessa dellateneo che riprende possesso dellufficio da cui era stata cacciata, accolta da due ali di folla che battono le mani: sono gli studenti e i professori entrati in rivolta dopo che il consiglio damministrazione delluniversità ha deciso di cacciare la dirigente che era al lavoro da appena un anno. Il licenziamento, deciso in piena estate e in modo un po carbonaro, era stato motivato in modo un po fumoso. Ma dalle email dei componenti del Cda si capiva che avrebbero voluto imprimere unaccelerazione al cambiamento delluniversità, aumentando la propensione allinsegnamento on line, in vista anche dellarrivo di nuovi investitori nel campus. Unansia di rinnovamento che si avverte molto forte nel sistema scolastico americano che da qualche tempo è un po appannato, anche se nelle classifiche internazionali molti atenei americani svettano nelle prime posizioni.
La professoressa Sullivan però non si era arresa al licenziamento e aveva denunciato la «congiura» con una lettera in cui si chiedeva, retoricamente, se era giusto che ununiversità venisse gestita come un business, premendo lacceleratore sui risultati. Il caso è poi rimbalzato su Time, dando il via a un ampio dibattito sulla questione: «Spetta ai professori gestire o ad amministratori delegati?». Ma dietro la domanda retorica cè anche una realtà sempre più difficile: il governo americano ha ridotto gli stanziamenti dell8 per cento, sottraendo sei miliardi alla macchina dellistruzione. Una realtà con cui anche gli insegnanti devono, letteralmente, fare i conti. Con conseguenti riduzioni del personale e dei corsi e caccia a sponsorizzazioni ed entrate supplementari garantite dallistruzione a distanza.
Ma dopo la lettera di Teresa Sullivan la questione è stata azzannata dai media, e i bilanci hanno dovuto lasciar spazio allemozione. Prima le dimissioni di un professore e del vice rettore. Poi i cortei di studenti e la comparsa della scritta «avidità» vergata con lo spray allingresso dellateneo. Insomma, uno psicodramma.
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