L'ambasciatore col passato di sangue

L'inviato iraniano all'Onu accusato di omicidio politico a Roma e rapimento

L'ambasciatore col passato di sangue

Il nuovo ambasciatore iraniano alle Nazioni Unite ha partecipato alla presa degli ostaggi americani a Teheran e secondo le indagini della polizia italiana era coinvolto nell'assassinio di un oppositore degli ayatollah a Roma. Decenni dopo, Hamid Abutalebi, è stato nominato rappresentante al palazzo di Vetro dal presidente riformista Hassan Rouhani. Molti studenti estremisti islamici iraniani della prima ora con il tempo sono diventati più saggi e critici nei confronti degli ayatollah, ma negli Usa vorrebbero mettere il veto al nuovo ambasciatore. La storiaccia dell'omicidio politico in Italia è un'aggravante. Mohammad-Hossein Naghdi era incaricato d'affari all'ambasciata iraniana a Roma. Nel 1982 disertò passando con i mujaheddin del Popolo, allora un'organizzazione armata che si opponeva al regime di Khomeini. Naghdi diventò l'attivissimo rappresentante della «resistenza» in Italia. Il 16 marzo 1993 venne ucciso nella capitale con un omicidio politico e ben organizzato.
Abutalebi era stato ambasciatore a Roma di Teheran fino all'anno precedente. Gli oppositori del regime sostengono che rientrò in Italia usando uno pseudonimo e documenti falsi. «L'assassinio fu deciso da figure politico-religiose di alto livello a Tehran e l'esecuzione del piano affidata ad un team arrivato in Italia a questo preciso scopo - scriveva la polizia nei suoi rapporti sulle indagini - Questo team aveva contatti diretti con la rappresentanza diplomatica in Italia e, in particolare, con l'Ambasciatore Abutalebi». Il neo nominato diplomatico iraniano all'Onu, che non fu mai condannato per l'omicidio, era amico della vittima dai tempi della rivoluzione del 1979.

Nel 2003 fu negato ad Abutalebi il visto Schengen per entrare in Europa. Ai tempi della rivoluzione iraniana militava con gli Studenti musulmani seguaci della linea dell'Imam (Khomeini). Sembra che non facesse parte della prima fila dei sequestratori dei 52 americani dell'ambasciata americana a Teheran, ma ricopriva un ruolo minore di interprete. Nel 1979 il marine Kevin Hermening aveva 20 anni ed era l'ostaggio più giovane. Sulla nomina all'Onu ha dichiarato: «È un oltraggio. Non si è mai neppure scusato». Il senatore americano Charles E. Schumer ha definito la decisione di Teheran «una sberla in faccia» agli Stati Uniti. Il Dipartimento di Stato Usa ha protestato riservandosi di concedere o meno il visto di ingresso necessario per fare l'ambasciatore al palazzo di Vetro a New York.

La crisi degli ostaggi di Teheran durata 444 giorni brucia ancora all'America e già negli anni Ottanta in Senegal, ad uno dei suoi primi incarichi, il futuro ambasciatore fu dichiarato «persona non grata». Abutalebi è un uomo del nuovo presidente Rouhani, che ha aperto all'Occidente, ma le macchie del suo passato rischiano di diventare indelebili soprattutto se vuole fare l'ambasciatore all'Onu.

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