La lobby dei super nonnetti che vuole salvare il mondo

Il più anziano, con i suoi 94 anni, è l'icona sudafricana Nelson Mandela, seguito a ruota dall'ex presidente americano Jimmy Carter, che ne ha 87. La mascotte del gruppo, per così dire, visto che va per i 69, è Mary Robinson, ex presidentessa irlandese ed ex commissario dell'Onu per i Diritti dell'Uomo. In mezzo ci sono un bel po' di vecchie lenze del palcoscenico mondiale passate sotto i riflettori di ogni teatro: dall'ex presidente brasiliano Fernando Cardoso al vescovo Desmond Tutu, dal vaniloquente ex segretario Onu Kofi Annan al benemerito Muhammad Yunus, fondatore della Banca Grameen per il microcredito.
È una specie di bocciofila di lusso, di «Buena Vista Social Club della diplomazia». Hanno scelto di chiamarsi «The Elders», gli Anziani; che però in inglese fa già un altro effetto, e non evoca Alzheimer, demenza senile, rincoglionimento.
C'è stato un momento in cui una loro parola, una loro decisione avrebbero potuto davvero imprimere una direzione diversa al pianeta. Inquinamento, buchi nell'ozono, fame nel mondo, salute, diritti delle minoranze, ingiustizie di ogni calibro e di ogni enigmistica soluzione: ce n'era. Eppure, uno per l'altro, hanno giocato la loro partita come onesti centrocampisti, lasciando di sé un ricordo in confronto al quale quelli di un Oriali, di un Del Sol giganteggiano nella memoria collettiva. Fa eccezione forse l'ex presidente Mandela, che pure ha lasciato dietro di sé un Sudafrica dove il verme della corruzione è diventato così grasso da somigliare a un beccafico. Nel gruppo spicca l'anziano ganimede Kofi Annan, più noto per le sue impeccabili camicie con gemelli che per i risultati raggiunti nel suo ruolo di segretario generale delle Nazioni Unite.
Dietro gli «Elders», che 5 anni fa si sono costituiti in Ong, organizzazione non governativa, e vorrebbero essere punto di riferimento della politica mondiale proprio come gli «anziani» lo erano del villaggio o della tribù, tipo un Geronimo o un Toro Seduto, c'è Richard Branson. Proprio lui, il miliardario britannico fondatore della Virgin (dischi, compagnie aeree, assicurazioni, viaggi galattici etc). L'idea gli è venuta in aeroplano, conversando col musicista Peter Gabriel dopo un concerto in sostegno di Nelson Mandela. Uno dei due, a un certo punto, tirò fuori la storia degli «anziani». Allora l'altro, quello che pensa in grande (Branson, dunque) si chiese se il «villaggio globale» in cui abitiamo non potesse per l'appunto dotarsi di un gruppo di saggi. «Ci voleva uno con l'autorità morale d'un Mandela», ricorda Peter Gabriel. Ingaggiato lui, il resto è stato facile. «Oggi gli anziani sono 10. Arriveremo a 12», profetizza Branson, e non è detto che non pensi agli Apostoli, sentendosi lui, e acconciandosi, come un messia.
Cinque anni fa, quando «gli Anziani» esordirono, Nelson Mandela fece un bel discorso. «Gli anziani non hanno carriere da costruire, elezioni da vincere, elettorati da blandire - disse -. Possono parlare a chi vogliono, seguire le strade che giudicano buone, anche quando sono impopolari». A Jimmy Carter, protagonista di una delle più dimenticabili presidenze Usa, quel discorso diede alla testa. Da allora si è messo a viaggiare più di quando aveva a disposizione l'Air Force One. La sua candida chioma è spuntata al fianco dei peggiori ceffi del pianeta, dal «caro leader» nordcoreano al capo di Hamas Ismail Haniyeh fino a Omar El Bashir, che la Corte dell'Aja vorrebbe processare per crimini contro l'umanità.
Che dire? Le intenzioni sono buone.

Quanto ai risultati, sapete come si fa con gli anziani: ci si informa educatamente della loro salute, si affetta compiaciuto stupore per la loro strepitosa forma fisica, gli si cede il passo, e qualsiasi cosa dicano gli si dà ragione. Sono anziani. Ci vuole pazienza. (Ma è colpa loro, visto che hanno messo in piedi un mondo in cui contano solo «i giovani»).

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