L'ultima bufala di Hollande: ridurre il nucleare, anzi no

Il governo aveva promesso di abbassare del 25% l'uso dell'atomo nella produzione di energia elettrica. Ora pensa invece di allungare di 10 anni la vita delle centrali

L'ultima bufala di Hollande: ridurre il nucleare, anzi no

Una «provocazione politica inaccettabile», è stato il commento a caldo dei Verdi. Che l'anno scorso avevano già minacciato di lasciare l'esecutivo e oggi, ancora alleati di François Hollande in Parlamento, e al governo con due ministri, rilanciano il braccio di ferro con i socialisti. Stavolta è il dossier nucleare a inquietare gli ecologisti, contrari al prolungamento della vita delle centrali. Una proroga di dieci anni che, stando alle indiscrezioni pubblicate dal Journal du Dimanche, sarebbe già stata decisa dall'Eliseo. Il tutto con un certo vantaggio economico per lo Stato; a scapito, però, delle promesse fatte da Hollande in campagna elettorale.
La prospettiva di prolungare la durata, ieri ha fatto schizzare il titolo in Borsa di Edf, che ha guadagnato 2 punti e mezzo. Idem Areva, sopra di 3. La proroga «potrebbe essere ufficializzata» in occasione del consiglio di politica nucleare previsto il 15 novembre, scrive il domenicale francese. Il governo cerca solo «il timing politico giusto» per portare l'utilizzo dei 58 reattori che compongono le 19 centrali del paese da 40 a 50 anni. Nessuna decisione, però, è stata già presa, tranquillizzava ieri Pierre Moscovici: «Ci sarà un dibattito che si svilupperà - dice il titolare dell'Economia e delle Finanze - partendo dai dati, da considerazioni tecniche». Più che una retromarcia, un'accusa per i Verdi; un monito per invitarli ad essere meno ideologici e fare attenzione anche alla necessità di far cassa.

Per gli ecologisti il proposito governativo sarebbe però in contraddizione con le molteplici dichiarazioni dell'Autorità per la sicurezza nucleare che, sostanzialmente, indica i 40 anni come tetto massimo su cui Edf può contare. Dieci anni in più sarebbero «un'aberrazione» del proposito di transizione energetica preso da Hollande in campagna elettorale. In totale, 48 dei 58 reattori nucleari sono entrati in servizio fra il 1978 e il 1989 e il termine della loro attività sarebbe stato fissato, in teoria, per alcuni, già dal 2018. Un allungamento della loro vita consentirebbe al gestore dell'energia Edf di migliorare i profitti ed aumentare i dividendi, già importanti, versati allo Stato azionista, proprietario all'84%.
Sulla durata di vita delle centrali, gli ecologisti, che hanno due ministri nel governo, ricordano al Ps l'impegno di trasformare la Francia nel Paese dell'eccellenza ambientale: proposito 41 dei 60 impegni presi in campagna elettorale. L'obiettivo del governo sarebbe stato quello di ridurre la percentuale del nucleare nel sistema elettrico dall'attuale 75% al 50% per il 2025. Perciò, scrive Libération, su questo punto Hollande è in un terreno minato. Il quotidiano sostiene che il «contratto siglato col Ps» dai Verdi sia tuttora valido, ma molti scommettono che le cose stiano diversamente. Al Parlamento francese, già l'anno scorso, alcuni deputati Verdi si stavano organizzando per creare un gruppo autonomo con il «Front de Gauche», votando contro la legge di stabilità europea. La decisione sul nucleare al momento non ha messo in discussione la tenuta dell'esecutivo. Ma uno studio realizzato dall'Ipsos per il settimanale Le Point ieri rendeva noto un altro dato, che suggerisce cautela all'Eliseo: il presidente della Repubblica si è fermato, ad ottobre, al 24% di pareri favorevoli contro il 27% di settembre. Il punteggio più basso mai ottenuto per un presidente francese dalla creazione di questo barometro, nel 1996.

La Borsa o la vita (del governo), verrebbe da dire. Anche perché, il 20 settembre Hollande aveva dato un primo segnale ai Verdi durante l'annuale Conferenza energetica. Un discorso pronunciato di fronte alle principali sigle di produttori e investitori in cui rinnovava l'intenzione di ridurre l'utilizzo dell'energia nucleare dall'attuale 75% al 50% entro il 2025.

In quel consesso Hollande aveva pure confermato la chiusura, entro il 2016, della centrale di Fessenheim, la più antiquata delle 58 in funzione in Francia, annunciando di diminuire del 30% i consumi di energie fossili entro il 2030 e dimezzare i consumi energetici finali entro il 2050.
Twitter F_D_Remigis

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