La madre, il papà, il prof Gli strani guerriglieri in Siria

Dalla donna del Michigan uccisa in battaglia, agli avventurieri, agli intellettuali. Ecco chi sono gli occidentali (spesso convertiti) che vanno a combattere fra i ribelli

La madre, il papà, il prof Gli strani guerriglieri in Siria

La mamma americana, separata e convertita all'islam che si innamora della guerra santa contro Assad. E muore in un'imboscata. Il papà, ex soldato della Nato, che cerca fra le rovine di Aleppo il figlio diciottenne arruolato con i ribelli per riportarlo a casa. Un professore belga, di origini italiane, scomparso nel nulla da due mesi dopo essere entrato in Siria assieme all'inviato della Stampa, Domenico Quirico.
Personaggi incredibili e diversi tra loro, ma terribilmente attratti dal tragico conflitto siriano a rischio della vita.
Ieri è trapelata la notizia che i governativi avevano ucciso in un'imboscata tre occidentali nella regione di Idlib contesa a chiazza di leopardo con i ribelli. Secondo i media di Damasco stavano fotografando installazioni militari. Una delle vittime è Nicole Mansfield, che aveva sposato la causa della rivolta armata. Un'americana di 33 anni proveniente dal Michigan, mamma single, con una figlia appena maggiorenne. Sul passaporto mostrato dalla tv siriana ha il volto coperto dal velo, nonostante il papà, capo operaio della General Motors, l'avesse educata da cristiana battista. Qualche anno fa la donna si è convertita all'islam forse influenzata dall'amore per Ayman Mohammed Bafil, un immigrato arabo sposato nel 2010. Un anno dopo si sono separati. Secondo i familiari «qualcuno le ha fatto il lavaggio del cervello». L'Fbi ha confermato la morte di «mamma Jihad». Un padre belga, invece, sta cercando il figlio di 18 anni, pure lui convertito all'islam, che si è arruolato nelle milizie anti Assad. Dimitri Bontinck è un ex soldato, che ha visto l'ultima volta il suo Jejoien lo scorso marzo. Il ragazzo gli aveva raccontato che andava in Egitto a studiare, dopo aver abbracciato la fede musulmana. Ad Antwerp, la cittadina nel nord del Belgio dove padre e figlio vivevano, è stato arrestato a metà aprile Fouad Belkacem, il leader di un gruppo radicale che inneggiava alla guerra santa per liberare Damasco. «Guardando le migliaia di immagini dei combattenti in Siria, che circolano in rete, ho riconosciuto mio figlio» racconta Bontinck. Il veterano della Nato parte per Aleppo, la città contesa da aspre battaglie, dove è convinto combatta il figliol prodigo. I ribelli lo arrestano come spia minacciandolo di morte. Poi si convincono ed il papà disperato fa il giro delle fazioni per trovare il figlio. Al momento senza successo.
Dal 9 aprile non si hanno più notizie dell'inviato della Stampa, Domenico Quirico, scomparso in Siria. Pochi giorni prima era entrato nel paese in guerra dal Libano assieme a Pierre Piccinin, un docente belga di lontane origini italiane. Il nonno emigrò negli anni Venti da Prata, località friulana in provincia di Pordenone. La parabola siriana di Piccinin inizia nel 2011, all'inizio della rivolta. Il professore di storia e scienze politiche si reca sei volte in Siria e all'inizio sposa con enfasi le tesi dei governativi. Lo scorso anno fa il passo più lungo della gamba e con il visto di Damasco passa nelle aree dei ribelli. Poi i governativi lo fermano sbattendolo in galera. Piccinin sostiene di essere stato picchiato, torturato e di aver visto i cadaveri di prigionieri uccisi durante gli interrogatori. Alla fine il governo di Bruxelles riesce a tirarlo fuori. Da pro Assad si trasforma in un sostenitore dei ribelli e torna in Siria. Un reporter italiano che l'ha incontrato racconta a il Giornale: «Si muoveva come un giornalista, ma si presentava come ricercatore di un centro studi.

Gli stessi ribelli lo consideravano una figura dubbia». Piccinin, dopo quello che ha passato in Siria, avrebbe fatto meglio a restare a casa. Dal 9 aprile è stato inghiottito dal caos della guerra civile assieme a Quirico, senza lasciare traccia.
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