Due turisti italiani sono stati rapiti nello Stato indiano di Orissa, nel nord-est del Paese, mentre scattavano fotografie ad alcune donne sulla riva di un fiume. Secondo la televisione indiana Ndtv, responsabile del sequestro dei nostri connazionali (che il nostro ministero degli Esteri sta cercando di verificare) sarebbe un gruppo armato di ribelli comunisti di ispirazione maoista, noti anche come «naxaliti»: costoro non avrebbero mai rapito stranieri prima d’oggi. Risulta che i rapitori avrebbero chiesto un riscatto per il rilascio dei due italiani e che il rilascio sarebbe condizionato anche all’accoglimento di altre tredici richieste dei guerriglieri, tra cui il rilascio di tutti i prigionieri politici e la cessazione dell’operazione Green Hunt, lanciata dal governo nel 2009 contro i ribelli. Il caso rischia quindi di rivelarsi complesso.
Nell’Orissa, che ha 37 milioni di abitanti e si affaccia sul golfo del Bengala, sono presenti circa ventimila guerriglieri maoisti, che rappresentano una delle principali sfide alla sicurezza interna dell’immenso Paese asiatico. Esiste in India una sorta di «corridoio rosso», una zona che dal sud del Paese raggiunge il confine con il Nepal, dove la guerriglia marxista esercita con la violenza un controllo sul territorio.
Questi movimenti hanno un seguito presso le comunità tribali più povere, sedotte dall’ideologia comunista in quanto tagliate fuori dallo sviluppo economico e dal relativo benessere che interessa l’India di oggi. Ma il sangue che sono abituati a far scorrere nei loro numerosi attentati (nel solo 2009 hanno ucciso più di 600 persone in oltre mille attacchi antigovernativi) li ha tagliati fuori da ogni tipo di accettazione da parte della grandissima maggioranza dell’opinione pubblica indiana. Ciò non impedisce ad alcuni intellettuali di sinistra, come la scrittrice «pacifista» Arundhati Roy, di prendere le loro parti e di dirsi disponibili a mediare in un eventuale negoziato di pace con i ribelli.
I «naxaliti» sono soliti finanziarsi ricorrendo ai rapimenti e alle estorsioni. Ma secondo alcuni analisti, dietro la guerriglia maoista (molto forte anche nel confinante Nepal) in India ci sarebbero i finanziamenti e le armi fornite da Pechino.
Si tratta quindi di un argomento molto delicato nelle relazioni tra i due giganti dell’Asia, storicamente difficili tanto che nel 1962 ci fu anche una guerra sino-indiana per questioni di confine. La guerriglia naxalita si ispira alle teorie di Mao sulla rivoluzione rurale e sulla «Lunga marcia» dalle campagne verso la capitale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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