Entro due-tre giorni l'India deciderà sulla pena di morte ai due marò

Il ministro dell'Interno indiano ha annunciato che nel giro di pochi giorni si deciderà se seguire la legge (Sua Act) che prevede la pena capitale in caso di omicidio

Entro due-tre giorni l'India deciderà sulla pena di morte ai due marò

Arriverà in due o tre giorni una decisione sulla sorte dei due marò italiani. Entro questo periodo di tempo il governo indiano deciderà se procedere in base al Sua Act, la legge che prevede in caso di omicidio la possibilità di arrivare alla pena capitale.

A rendere nota la cosa è stato il ministro dell'Interno indiano, Sushil Kumar Shinde, dopo un vertice di governo a tre con i colleghi degli Esteri e della Giustizia dedicato ala delicata questione che riguarda Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

Una serie di indiscrezioni che circolano sulla stampa indiana sostengono che la National Investigaton Agency (Nia), l'agenzia anti-terrorismo indiana, potrebbe chiedere la pena di morte, ma poi rinunciarci per gli impegni presi dal governo di New Delhi con le autorità italiane.

Nicola Latorre, presidente della commissione difesa a Palazzo Madama, augurandosi che la notizia della pena di morte "sia infondata", ha commentato: "Se la notizia apparsa sulle agenzie di stampa fosse vera, saremmo in presenza di un episodio gravissimo".

Nel pomeriggio il premier Enrico Letta e il ministro degli Esteri Emma Bonino si sono visti a Palazzo Chigi per discutere degli ultimi sviluppi della situazione. Il ministro della Difesa, Mario Mauro, ha chiesto da Facebook che il governo mostri "la necessaria inflessibilità", ricordando che in India si avvicina la campagna elettorale e che i nostri soldati rischiano di diventare merce di scambio nell'agone politico.

Durante un'intervista a Rainews24, il premier Letta ha dichiarato che "sarebbe inaccettabile" se "l'India non dovesse rispettare le rassicurazioni" date sulla sorte dei

due fucilieri di marina. Un punto di vista ribadito in serata da una nota di Palazzo Chigi, in cui si legge che il governo "si riserva di assumere, in ogni sede, tutte le iniziative necessarie", se fossero violati i patti.

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