«Prepariamo il terzo turno», ha detto ieri annunciando un terremoto persino più forte di quello registrato al primo round delle presidenziali (17,9%, oltre 7 punti percentuali in più del 2007). Marine Le Pen, detta «Casimir» - come il mostro gentile eroe di una delle serie tv per bambini più in voga di Francia - guarda già oltre. Oltre al ballottaggio Hollande-Sarkozy che si terrà fra due settimane e sul quale si pronuncerà il primo maggio, probabilmente non offrendo ai suoi elettori nessuna indicazione di voto, in modo da confermare il ruolo di leader anti-sistema e per non sporcarsi le mani con il futuro presidente di Francia. La leader del Front National guarda oltre le fosche analisi di chi la considera l’erede ancora più insidiosa dell’«uomo nero» Jean-Marie Le Pen e replica beffarda a Bruxelles che ieri ha messo in guardia contro il populismo: «Buone notizie. Le critiche della Ue mi entusiasmano». Perché ora la madame dell’ultra-destra francese punta alle legislative del 10 e 17 giugno, un voto altrettanto cruciale e forse prevedibilmente più dirompente per la Francia. È questa la partita che «la bionda» vuole vincere, con un obiettivo: relegare l’Ump di Nicolas Sarkozy a terzo partito, piazzandosi in alcune circoscrizioni, se non al primo posto, almeno seconda nello scontro per l’Assemblea nazionale.
«Moi? Voglio far esplodere il sistema», aveva dichiarato alla vigilia del voto. E ha già piazzato il primo detonatore. Con un bottino di 6,4 milioni di voti - un milione in più rispetto al miglior totale mai realizzato dal padre - e nonostante, a differenza del fondatore del Front National, non sia riuscita ad approdare al ballottaggio, col voto di domenica la leader dell’ultra-destra non solo segna un trionfo personale e politico, umilia il centro di François Bayrou, neutralizza l’avanzata della gauche «rivoluzionaria» di Jean-Luc Mélenchon, ma condiziona più di tutti il secondo turno Hollande-Sarkò. «Nulla sarà più come prima» ha detto ai suoi sostenitori dopo lo spoglio. E in effetti è a causa sua che i due sfidanti del 6 maggio dovranno rivedere tutta la loro strategia. Sarkozy era convinto che sarebbe bastato spostare l’asse a destra al primo turno per poi ristabilire la barra al centro al secondo. Dovrà ora, invece, spostarsi ancora più a destra. Un imperativo che riguarderà anche Hollande e che gli creerà non poco imbarazzo di fronte all’ala massimalista degli elettori di sinistra.
Il miracolo firmato «La» Pen - altro soprannome ironico affibbiato alla leader del Front National - è compiuto. Un miracolo che ha alle spalle un lavoro di rebranding, un’operazione di rinnovamento del «marchio» che Marine ha cominciato nel 2002, quando ha iniziato la sua carriera nel «Fronte», è divenuta parlamentare e ha cominciato il lavoro di svecchiamento o di «dediabolizzazione» del partito, facendo alzare il sopracciglio alla vecchia guardia. Da allora il Front National comincia ad avere un volto più «gentile» e prende posizioni inattese, più morbide rispetto a temi centrali, di certo più moderate nella strategia comunicativa. È «la bionda» nel 2003 - parecchio prima di arrivare alla guida del partito nel 2011 - a rompere un tabù parlando della «necessità di far emergere un islam francese», è lei a mostrare «un buon comportamento repubblicano», come ha spiegato il sociologo Sylvain Crépon, puntando sulla laicità dello Stato per continuare la battaglia contro l’islamizzazione di Francia. Per questo alla fine ha raggiunto l’obiettivo: è riuscita a togliere di dosso al «Fronte» l’immagine di partito «tossico», composto e votato solo da brutti e cattivi xenofobi. La prova dell’impresa è nel successo fra operai (29%, un punto in più di Hollande) e giovani (20%).
Così, nonostante «le buone vecchie ricette» del partito siano sempre quelle: lotta all’immigrazione e difesa dell’identità nazionale (il lavoro e la casa ai francesi, prima di tutto), alla fine Le Pen è riuscita nell’impresa che non fu nemmeno del padre, quella di presentare il risultato del primo turno di domenica come il grido di una società in affanno più che l’urlo barbaro e xenofobo della Francia cattiva. La crisi economica e la proclamata lotta all’euro hanno giocato la loro parte.
E ora Sarkozy annuncia che bisogna dare una «risposta» al voto per l’estrema destra e Hollande spiega che «non c’è solo collera» in quell’elettorato. Les jeux sont faits. «Il mostro gentile» ha colpito al cuore della Repubblica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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