La campagna elettorale negli Stati Uniti si infiamma su un tema che nulla ha a che fare con la ripresa dell'economia, i posti di lavoro persi o creati, le tasse o la politica internazionale. Lo scontro verte sui diritti delle coppie omosessuali. Era inevitabile dopo l'apertura fatta da Barack Obama ai matrimoni gay. Il presidente ha precisato che la sua è un'opinione personale e che la materia (legislativa) resta di competenza dei singoli stati. Ma il segnale alla comunità gay è arrivato.
A stretto giro di posta ha risposto Mitt Romney: "Il matrimonio in sé è tra un uomo e una donna". A onor del vero il candidato repubblicano in precedenza aveva sottolineato di essere d’accordo su alcune richieste dei gay, come ad esempio l’opportunità di far visita al proprio partner in ospedale e altri benefici domestici. Poi però, di fronte all'apertura di Obama, l'ex governatore del Massachusetts ha messo le mani avanti: "Non dobbiamo andare oltre, altrimenti si tratterebbe sempre di matrimonio ma sotto nomi diversi".
Obama sa bene di giocarsi molte chance per la rielezione (e un sondaggio Gallup rivela che il 48% degli americani è contrario alle nozze gay). Ma è disposto a correre il rischio perché vuole rilanciare in modo forte la sua leadership di riformatore. Secondo diversi analisti questa scelta ultra liberal potrebbe costargli il voto di stati molto importanti - e politicamente moderati - come l’Ohio e la Virginia.
Sui social network Obama ha giocato d'anticipo - e forse anche questo era calcolato - sfruttando la sua apertura ai gay per infiammare il tam-tam e rilanciare la sua campagna mediatica, rivolta soprattutto ai più giovani. Su Twitter l’hashtag #marriageequality in pochissimo tempo è balzato in testa ai cinguettii. I rischi di imbarazzare - e deludere - gli elettori più moderati è forte, ma c'è da ricordare che, sull'argomento in questione, anche i repubblicani sono divisi al proprio interno (basti pensare alle aperture del passato di Rudolph Giuliani, del sindaco Michael Bloomberg e di John McCain). Se Romney reagisce a Obama in modo troppo duro rischia di inimicarsi gli elettori del Gop meno oltranzisti. Lo staff del presidente lo sa bene e spera di far scoppiare le contraddizioni in seno ai repubblicani. Che ci sono, come si è visto dalle primarie con lo scontro, infinito, tra la destra evangelica e i Tea Party e il "troppo moderato" Romney.
Sondaggi: Obama allunga
Nonostante le polemiche Obama allunga il suo vantaggio su Romney: a sei mesi dal voto del 6 novembre, Obama è sostenuto dal 49% degli iscritti nelle liste elettorali,
rispetto al 42% di Romney; ad aprile, lo stacco era di 5 punti. Il presidente uscente si avvantaggia del sostegno degli elettori indipendenti e di un certo clima di ottimismo sulle prospettive economiche degli Stati Uniti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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