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Sudan, partorisce in carcere donna condannata a morte per apostasia

Accusata di avere lasciato la sua fede e sposato un non musulmano, attende ora il risultato del ricorso presentato dal marito

Sudan, partorisce in carcere donna condannata a morte per apostasia

Meriam Yahya Ibrahim, la donna sudanese incinta condannata a morte per avere abbandonato la sua religione e sposato un cristiano, ha dato alla luce una bambina nell'ala ospedaliera del carcere di Omdurman.

La Ibrahim ha partorito una femmina, Maya, ma non le è stato concesso di lasciare la prigione, dove è rinchiusa con l'altro figlio, di 22 mesi, né di vedere il marito, Daniel Wani. 

Meriam è stata condannata a morte con l'accusa di apostasia e adulterio. Figlia di un musulmano sudanese, assente durante la sua infanzia, è stata cresciuta come cristiana dalla madre etiope e ha poi sposato un non musulmano. È stata condannata anche a cento frustate per avere commesso zina, ovvero avere avuto relazioni sessuali ritenute illecite dal diritto islamico.

Si attende ora una decisione sul suo caso da parte della corte d'Appello, a cui si è rivolto il marito, ritenuto innocente nel primo processo, in cui la moglie è stata condannata e il loro matrimonio revocato. La sentenza, basata sul diritto islamico, sarà valida soltanto una volta esaurite tutte le possibilità di ricorso.

La scorsa settimana il consorte, cittadino americano, aveva denunciato le condizioni di salute precaria della moglie.

 In un'intervista a Fox News, Wani aveva detto che la moglie non aveva nessuna intenzione di convertirsi all'Islam, come gli era stato chiesto in cambio della grazia.

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