Le milizie fanno strage, caos a Tripoli Almeno 15 morti e un centinaio di feriti

Tripoli È «caos totale», nelle parole di un portavoce del ministero della sanità libico, a Tripoli, dove ieri sera una manifestazione di protesta contro la presenza di milizie armate nella capitale è degenerata in un massacro.
I miliziani hanno aperto il fuoco su manifestanti disarmati e il bilancio annunciato dalla televisione di Stato è andato via via aggravandosi, raggiungendo in serata i 15 morti e cento feriti: è la prima volta che si verifica un fatto simile, che segnala un preoccupante peggioramento della situazione dell'ordine pubblico in Libia. Il premier Ali Zeidan ha di conseguenza ordinato «a tutte le milizie senza eccezione» di lasciare la capitale. Resta da vedere se le forze regolari avranno la forza per far applicare l'ordine.
Da tempo ormai a Tripoli si susseguono manifestazioni per chiedere che le milizie che hanno collaborato alla soppressione della dittatura di Moammar Gheddafi, ucciso nell'ottobre di due anni fa al termine di un sanguinoso conflitto che ha visto la partecipazione di forze occidentali, disarmino e lascino la città per consentire la ripresa di una vita normale.
Anche ieri centinaia di persone nel distretto tripolino di Gharghour si erano dirette verso la sede della milizia di Misurata per ribadire la richiesta che se ne andassero, ma gli uomini armati all'interno per tutta risposta hanno iniziato a sparare in aria per disperderle. Ma quando la folla ha continuato ad avvicinarsi all'edificio, i miliziani hanno preso a sparare ad altezza d'uomo, scatenando rabbia e terrore e provocando una strage.


Il debole governo libico fatica a tenere sotto controllo le milizie armate e non riesce neppure a impedire che proteste organizzate da gruppi locali blocchino l'export di gas e petrolio, l'unica valida risorsa economica del Paese.

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