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La minaccia yemenita di Al Qaeda che si prende gioco di Usa e sauditi

Da Guantanamo ai corsi di “rieducazione”, i vertici del gruppo che sfida la Casa Bianca hanno rigettato la cura

Un fermo-immagine dal video che sancisce la nascita del gruppo
Un fermo-immagine dal video che sancisce la nascita del gruppo

Quattro uomini siedono a terra, in semicerchio. Alle loro spalle tende bianche e una bandiera appesa a un'asta, di quelle usate come vessillo da Al Qaeda. Tessuto nero, caratteri arabi bianchi. Siamo nel 2009, verso la fine di gennaio.

La scena descritta è quella che racconta, in un video che dura quasi venti minuti, la nascita di una nuova costola nella galassia del terrorismo formato Bin Laden. Due colonne, quella yemenita e quella saudita, si fondono in un'unica struttura, dando vita ad Al Qaeda nella Penisola araba (AQPA).

Quattro persone partecipano alla fondazione del nuovo braccio della jihad terrorista. Due yemeniti e due sauditi, per non scontentare nessuna delle anime del gruppo. Si chiamano Nasir al-Wuhayshi, Said al-Shihri, Qasim al-Raymi, Mohammed al-Awfi. Sono, rispettivamente, il nuovo emiro dell’AQPA, il suo secondo e i due comandanti delle operazioni militari.

Nessuno di loro è un novellino. Tutti hanno alle spalle almeno qualche anno di carcere. Il leader del gruppo, al-Wuhayshi, o Abu Basir, come lo chiama qualcuno, ha trascorso gli anni a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio al fianco di Osama Bin Laden, come una sorta di segretario personale.

Dal leader carismatico di Al Qaeda, lo yemenita si stacca soltanto nel 2001, impegnato negli aspri combattimenti tra le montagne di Tora Bora. L'anno successivo una fuga in Iran, che si conclude con l'estradizione dal Paese degli ayatollah e la prigionia in un super-carcere che giocherà un ruolo non di poco conto per la nascita dell'AQPA.

Non è un soldato semplice neppure l'altro yemenita che appare nel gruppo, Qasim al-Raymi. Verso la fine degli anni '90 la sua presenza viene segnalata in Afghanistan, nel campo d'addestramento qaedista Al-Farouq. L'uomo - racconterà il fratello, nel corso di un interrogatorio a Guantanamo - è uno degli addestratori che si prendono cura del percorso degli aspiranti terroristi. Spiega loro le tecniche di base e ne cura la forma fisica. Si occupa anche di far tornare i mujaheddin nello Yemen.

Dopo la chiusura del campo, al-Raymi lascia l'Afghanistan. Nel 2002 viene catturato. Lo accusano di avere pianificato l'attacco alla petroliera francese Limburg. Attraccata al largo di Mukalla, 800 chilometri ad est di Sana'a, la nave viene colpita da una piccola imbarcazione carica di esplosivo.

L'episodio riporta alla mente degli americani l'attentato all'incrociatore Uss Cole. La Limburg perde un uomo. Altri ventisette rimangono feriti. Qasim al-Raymi viene arrestato e spedito nello stesso carcere di al-Wuhayshi.

Ma nel video che sancisce la nascita dell'AQPA non ci sono solo i due yemeniti. Ci sono altre due persone, Mohammed al-Awfi e Said Ali al-Shihri.

Nato il 13 luglio del 1973 nella capitale saudita Ryiad, al-Awfi è un veterano della lotta armata. I file di Guantanamo resi pubblici da WikiLeaks raccontano di viaggi tra Afghanistan, Bosnia e Cecenia, dove probabilmente ha preso parte alla guerra contro la Russia, tra il 1994 e il 1996.

Al-Awfi sa il fatto suo, anche lui si è addestrato ad Al-Farouq. Ma alla fine si fa catturare dai pakistani. Il suo nome è su una lista di persone che sono transitate dal carcere cubano di Guantanamo tra il gennaio 2002 e il maggio 2006. Sarà la matricola 333 fino al 2007. Poi gli statunitensi lo rilasciano, spedendolo nei ranghi del programma di de-radicalizzazione messo in piedi dai sauditi.

Come al-Awfi, anche Said Ali al-Shihri viene catturato in Pakistan. Finisce a Guantanamo, poi in Arabia Saudita nel 2007.

È tra il 2006 e il 2008 che avvengono due fatti che porteranno alla nascita dell'AQPA. Al-Wuhayshi e al-Raymi, dietro le sbarre nello Yemen, riescono a fuggire. Ventitre persone scappano dal carcere, in un'evasione rocambolesca. Ci vuole poco perché tornino in attività. Il ventuno giugno del 2007 annunciano la nascita di Al Qaeda nello Yemen. A luglio, nella provincia di Marib, un kamikaze fa saltare in aria un auto imbottita di esplosivo. Sette turisti spagnoli perdono la vita.

Dopo qualche mese Mohammed al-Awfi e Said Ali al-Shihri concludono il loro "percorso di riabilitazione" in Arabia Saudita e vengono rilasciati. Hanno seguito lezioni di storia, di diritto islamico, frequentato corsi di controllo della rabbia e visto psicologici. I sauditi vanno molto fieri del loro programma. Vantano una percentuale di successo che se non è del 100%, ci si avvicina molto.

A gennaio 2009 al-Awfi e al-Shihri si danno appuntamento con al-Wuhayshi e al-Raymi. Il luogo d'incontro è una stanza drappeggiata di tende bianche. C'è una bandiera nera appesa a un'asta, coperta di caratteri arabi altrettanto bianchi. Qualche ora di riprese e il gioco è fatto. I quattro, a cavallo tra Yemen e Arabia Saudita, hanno fondato una nuova filiale del terrore.

Soltanto uno dei quattto, al-Awfi, è poi tornato sui suoi passi. Si sarebbe consegnato spontaneamente ai sauditi. Al-Shihri, come l'ideologo del gruppo, il cittadino americano Anwar al-Awlaki, è stato eliminato da un drone.

@ACortellari

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