È istituzionalmente sconvolgente la scelta di Palazzo Chigi di rovesciare con una mossa nient’affatto tecnica, ma tutta politica, le scelte di un Parlamento che da vari anni a questa parte ha fatto suo onore e vanto di essere il migliore amico europeo di Israele, la cui delegazione all’Onu solo nel luglio del 2011 di fronte a una risoluzione identica ha risposto in modo opposto a quello attuale, che si è sempre proposto come mediatore di una pace trattata dalle due parti a un tavolo civile e rispettoso, e a non esporre la questione della pace a un consesso pieno d’odio contro Israele come è l’assemblea dell’Onu.
Il comunicato di Palazzo Chigi che ieri ha annunciato che l’Italia in nome della prospettiva di «due Stati per due popoli» e per seguire una linea europea avrebbe votato a favore di uno Stato palestinese unilateralmente proclamato dall’Assemblea generale, sembra scritto da un bambino che ignora l’abc della politica mediorientale, e soprattutto che scavalca senza remore, nonostante il suo sia un governo tecnico, le scelte politiche di fondo del Parlamento italiano, che non è mai stato minimamente consultato. Eppure si sa bene cosa pensa questo Parlamento: esso ha fatto speciali gesti di amicizia verso Israele pur restando un riferimento per i moderati palestinesi, e per questo ha conservato una qualità di mediatore che adesso ha perso di colpo in cambio di niente.
Infatti «due Stati per due popoli» non c’entra niente con questa risoluzione,Israele è fuori, la Palestina avrebbe bisogno non di doni miliardari come fino a oggi, ma di un senso di responsabilità verso i suoi e di un’accettazione di Israele che è proprio il contrario di quello che succede col regalo di questa risoluzione. Essa non è pro palestinese, è solo contro Israele. Il nostro Parlamento ha votato risoluzioni spesso contrarie all’atteggiamento facilone e colpevolizzante di parte d’Europa: il Parlamento ha bocciato sia la partecipazione alla Conferenza Durban 2, sia la risoluzione del giudice Goldstone dopo la prima guerra di Gaza, che poi lui stesso si è rimangiata. Il Parlamento ha un’associazione Italia-Israele di 200 membri, or ora in visita con una delegazione fino sotto le bombe di Hamas.
I rapporti commerciali, culturali, scientifici sono straordinari; durante l’ultima guerra di fronte alla Camera si è tenuta una manifestazione pro Israele in cui sono intervenute tutte le parti politiche.Questo ha posto l’Italia in un ruolo di élite accanto ai Paesi più importanti e indipendenti d’Europa, come la Germania, affrancandola da un atteggiamento gregario verso il mondo arabo, e molto dubbio verso il mondo ebraico che hanno altri Paesi, come la Francia e la Spagna. Con loro oggi andiamo a braccetto incamerati nella maggioranza automatica islamica, con Ahmadinejad alla testa e con Chavez e altri eroi terzomondisti a fianco.
L’incredibile scelta di Palazzo Chigi, pura prepotenza politica e certo non tecnica, distrugge le nostre possibilità, fino a oggi molto buone, di fungere da mallevadori di una pace vera, di quelle che si fanno fra nemici, seduti a un tavolo, di quelle che decidono confini sicuri, da cui non si possa sparare sull’aeroporto Ben Gurion, che obbligano i palestinesi a rinunciare all’incitamento antisemita e filoterrorista (basta guardare su internet Palestinian Media Watch) che i giornali e le tv di Abu Mazen dedicano agli ebrei. Adesso avremo nuovi amici, ne siamo contenti? Siamo lieti della spaccatura con gli Usa, con l’Australia, col Canada, con altri pochi coraggiosi che sanno dire no alla retorica e che puntano a una vera pace? Qui non ci sarà nessuno Stato, ma un’entità il cui sogno è solo quello di trascinare Israele, forte del suo nuovo ruolo, come annunciato, al Tribunale internazionale per farne uno Stato canaglia da distruggere.
Non ci sarà uno Stato anche perché Hamas regna su Gaza e ha anche vinto le elezioni in tutte le città importanti dell’Autorità palestinese: la new entry all’-Onu può presto cadere nelle mani di un’organizzazione terrorista. Monti doveva forse farsi guidare dai suoi sentimenti democratici di cui non dubito, ma in lui non ha vinto l’ideale. C’è da capire ancora che cosa l’abbia trascinato verso il fronte anti istituzionale e ideologico. Chi, che cosa? Bersani che, con la sua campagna elettorale di sinistra, ha richiesto esplicitamente nel dibattito delle primarie la posizione poi assunta da Monti? Il Qatar, appena visitato, che può spargere oro anche sulla nostra boccheggiante economia? L’Europa? Che, quando ci allineiamo, ecco dove ci porta: al peggiore conformismo, alla rottura delle regole democratiche, all’abbandono dei nostri alleati,alla spaccatura con gli Stati Uniti.
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