Non contiamo più, è chiaro. Però adesso bisogna trovare il perché. La morte dell’ingegnere Franco Lamolinara, l’Inghilterra che ci avverte del blitz o forse no, il governo di Londra che non sente l’esigenza di condividere la scelta politicostrategica- militare di fare fuoco per sette ore in un covo dove era segregato un cittadino italiano. Stop. Basta questo. Non serve neanche parlare dei marò, adesso. Non serve molto altro a farci indignare con gli inglesi e però anche a dirci che abbiamo bisogno di risposte. Non contiamo più, quindi. Possiamo prendercela all’infinito col ministro degli Esteri Terzi, ma il problema è molto più ampio: un governo tecnico, senza legittimità popolare, senza voti e senza rapporti vecchi con leader e i ministeri degli Esteri degli altri Paesi fa anticamera ovunque, resta in coda. Non è una priorità, perché, molto banalmente, non serve. I professori hanno il rispetto delle diplomazie e delle segreterie di Stato. Ma non basta. Non può bastare. La politica estera è una continua e volgare trattativa: vuoi aiuto? Devi ricambiare. Si gioca sui tavoli degli scambi commerciali, dei favori incrociati, delle porte da aprire a chi ti fa un favore. Ecco: ma a chi serve un governo che tra un anno non potrà avere continuità politica? Come ricambia? Monti può avere la stima di Obama, di Cameron, della Merkel e di tutti gli altri, ma non è un interlocutore. Per avere peso diplomatico servono voti, servono alleanze, serve sedersi a lungo attorno ai tavoli dei summit. L’Italia ha pagato spesso un deficit di peso specifico sullo scenario internazionale, ma i suoi interessi è sempre riuscita a farli. In un modo o nell’altro.Abbiamo quasi sempre riportato a casa i nostri sequestrati, fossero giornalisti, cooperanti, lavoratori. L’ha fatto Prodi, l’ha fatto Berlusconi. Il governo precedente ha vissuto spesso sui rapporti e sul peso personale del premier: il suo essere tycoon, il suo pacchetto di voti, il consenso popolare di cui godeva, il fatto di essere stato protagonista di G8, G20, vertici bilaterali ha permesso al Paese di ottenere. Perché poteva offrire. Do ut des , semplicemente. Banalmente. Alcuni leader internazionali avranno anche avuto delle riserve personali su Berlusconi, però quando si muoveva lui o il suo governo, la macchina si metteva in moto. Anche nella guerra in Libia, nella quale molti hanno raccontato il ruolo secondario di Roma, nessuno, in Europa e nella Nato,s’è sognato di non avvertirci. Abbiamo provato a giocare la partita diplomatica resistendo il più possibile all’idea dell’attacco spinta da Francia e Gran Bretagna. Hanno vinto loro, ma noi c’eravamo. Non c’entra il giudizio sulla guerra, adesso. Si parla del ruolo del nostro Paese: lì, in quel momento,l’Italiaesisteva.I caccia Nato partivano dalle nostre basi, a noi era affidata una parte delle operazioni. La politica estera è così. Rapporti, interessi, amicizie, rotture, riappacificazioni. Serve contare, però. Puoi discutere sul quanto, sul come, sul perché. Non sul fatto di essere attori. È solo così che abbiamo riportato a casa le due Simone, Daniele Mastrogiacomo, Giuliana Sgrena, Guido Torsello. Afghanistan e Irak erano scenari anche più complicati di quello nigeriano o di quello indiano. Ebbene, in quei momenti e in quelle situazioni alzavamo il telefono e venivamo ascoltati. C’era da mettere qualcosa sul piatto, certo. La si metteva. Nel silenzio della diplomazia e dei servizi di sicurezza. Adesso non è più così. In questo momento l’Italia non serve: ci invitano alla Casa Bianca o a Downing Street, ci dicono che siamo brave persone, rispettabili, sobri e seri. Poi non ci avvertono o ci avvertono male se fanno un blitz con cento uomini dove un nostro cittadino rischia la vita. È cambiato molto. Colpa di altri e colpa nostra, che in più abbiamo concesso di smantellare i servizi di sicurezza, quelli che ci hanno permesso di ottenere la liberazione dei nostri rapiti in zone di guerra e che contemporaneamente hanno evitato che le città italiane fossero vittime di qualche attentato islamista. C’era un team che lavorava sul confine tra legalità e illegalità, cioè nell’unico modo in cui può lavorare un servizio segreto. Rispondeva ai governi, punto. C’era qualche problema? Si usava il segreto di Stato. Il giustizialismo, i processi ai vertici dei servizi hanno ottenuto lo smantellamento di quella rete, discutibile quanto volete, ma efficace. E in politica estera o in sicurezza nazionale l’efficacia è tutto. È molto più della forma.
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