Obama non invierà soldati in Iraq. "Baghdad superi divisioni interne"

La Casa Bianca valuta le opzioni sulla crisi irachena e chiede alle autorità di risolvere i problemi settari

Barack Obama fuori dall'ufficio ovale della Casa Bianca
Barack Obama fuori dall'ufficio ovale della Casa Bianca

Alle sei ora italiana, il presidente statunitense Barack Obama ha preso la parola dalla Casa Bianca per una breve dichiarazione sulla situazione irachena, dove da alcuni giorni gli estremisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis) avanzano da nord verso Baghdad, tra la scarsa resistenza dell'esercito.

Obama che ieri si era detto pronto a considerare "tutte le opzioni" per dare un aiuto al governo di Nouri al-Maliki, ha spiegato che Washington non intende inviare truppe, ribadendo uno dei punti cardine della sua politica estera.

Il presidente Obama ha accusato le forze di sicurezza irachene, che "hanno dimostrato di non essere capaci di difendere alcune città". Nel giro di pochi giorni le forze jihadiste hanno preso Mosul, Tikrit e parte della città petrolifera di Baiji, poi due città nella provincia di Diyala, non lontano da Baghdad.

A Kirkuk, abbandonata dai militari, le posizioni sono tenute dalle milizie peshmerga curde, interessate a difendere un luogo che rivendicano come proprio. Combattenti sciiti hanno raggiunto invece Samarra, dove in serata si è recato il premier al-Maliki, per difendere la città dagli estremisti.

La Casa Bianca sta valutando diverse opzioni per aiutare Baghdad, a partire da una "intensa azione diplomatica" ma è convinta del fatto che debba essere prima di tutto il governo iracheno ad agire, superando "le divisioni settarie" che tuttora sono un problema per il Paese e cercando una maggiore l'inclusività. L'Iraq è a maggioranza sciita, ma nei confini nazionali vivono anche un gruppo sunnita numericamente rilevante e curdi che hanno a nord una regione autonoma, con capitale a Erbil.

Per Obama quello iracheno "è un problema regionale e di lungo termine", che desta preoccupazione anche perché "Isis ha guadgnato terreno in Siria", dove le milizie jihadiste sono tra i gruppi che combattono contro il regime di Bashar al-Assad. L'obiettivo ultimo del gruppo è quello di creare un califfato, abbattendo i confini statali.

Il ventaglio di possibilità che si presenta ora comprende anche l'utilizzo da parte degli Stati Uniti di droni per attacchi mirati o di attacchi aerei.

E se la stampa americana ha scritto nei giorni scorsi di una richiesta di supporto aereo arrivata a Washington da Baghdad nei mesi scorsi, Obama ha rilanciato, accusando gli iracheni di avere fatto "inizialmente resistenza ad alcune delle nostre offerte di aiuto", salvo poi riconoscere l'utilità della cooperazione.

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