È finito il tempo della diplomazia. L'attacco in Siria ci sarà. Tutto è pronto. Il presidente Barack Obama, in un attesissimo discorso dal giardino dei fiori della Casa Bianca, non lascia margine a interpretazioni. Gli Stati Uniti attaccheranno Damasco perché, ha spiegato Obama, non possiamo permettere di lasciare impunito un governo che ha ucciso con il gas migliaia di persone. Prima della partenza dell'operazione Obama però vuole che il Congresso discuta e approvi l'attacco. Una decisione, quella del presidente, che posticipa la partenza delle flotte a stelle e striscie. A Capito Hill, infatti, tutto è fermo per la pausa estiva fino al 9 settembre. A meno che, lo speaker, decida di anticipare l'apertura dei lavori.
"Oltre mille persone sono state uccise, diversi erano bambini. Uccisi dal gas. Questo attacco è un assalto alla dignità umana, ma è anche un pericolo per la nostra sicurezza nazionale - ha spiegato Obama -. Sono in pericolo anche i nostri amici: Israele, la Giordania, la Turchia, il Libano e L'irak. In un mondo con tante minacce questa deve essere affrontata. Dopo una deliberazione prudente ho deciso che gli Stati Uniti devono intervenire militarmente contro la Siria. Un intervento limitato nella durata e senza truppe di terra. Ci sono delle postazioni militari nella regione e il capo della missione mi ha detto che siamo pronti ad attaccare in qualsiasi momento. L'attacco potrebbe esserci domani o nel prossimo mese, noi siamo pronti. Tengo a mente che siamo in un mondo democratico e ho sempre creduto che il nostrio potere si basa, più che sulla forza militare, sul nostro esempio.
Quindi ho deciso che cercherò l'autorizzazione dai rappresnetanti del popolo americano al Congresso. Oggi ho parlato coi quattro leader del Congresso e appena riaprirà dopo la pausa estiva ci sarà un voto."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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